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28 aprile 2024, Aggiornato alle 12,32
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Politiche marittime

Riforma dei porti, Gallozzi: "Troppe autorità di sistema"

In audizione alla Commissione Trasporti della Regione Campania le istanze della comunità salernitana, critica verso un modello impersonale che rischia di affossare la produttività del Sud


di Paolo Bosso

Dopo la lettera al ministero dei Trasporti, gli operatori portuali salernitani tornano a manifestare il proprio dissenso alla logica degli accorpamenti della riforma dei porti del governo. Lo fanno con un'audizione alla Commissione Trasporti della Regione Campania tenuta ieri da Agostino Gallozzi, presidente del gruppo Gallozzi e del Salerno Container Terminal.

Le istanze sollevata dall'imprenditore, in rappresentanza degli operatori locali, sono le stesse di quelle contenute nella missiva firmata dai 45 imprenditori campani due settimane fa: la riforma - approvata in Consiglio dei ministri a luglio - accorpa in modo disuguale i porti del nord e del sud amplificandone le disuguaglianze infrastrutturali e "governamentali". Aumenta la burocrazia e depotenzia i mercati locali piegandoli agli interessi impersonali del mercato, col risultato di dislocare i porti dalla produzione industriale regionale. «È bene ricordare - afferma Gallozzi - che non è l'accorpamento dei porti a favorire la crescita dei traffici portuali di un Paese: essa è, invece, legata alla crescita delle produzioni industriali e dei consumi in connessione con i mercati internazionali. Né la situazione italiana è paragonabile alle dinamiche portuali del Nord Europa che ha territorialmente un fronte di mare limitato, al servizio di una piattaforma continentale molto vasta, che si estende dalla Francia del nord fino alla Russia». 

Gli operatori di Salerno temono l'accorpamento con l'Autorità portuale di Napoli che in questi ultimi anni si è dimostrata debole e poco affidabile per essere il polo dirigenziale dell'"Autorità di sistema" regionale prevista nel disegno di riforma del governo. Secondo Gallozzi lo scalo partenopeo concentra «molte delle criticità della portualità nazionale: pluri-commissariamenti; elevata evasione dei canoni demaniali; concessioni di lunghissima durata (50 anni) assegnate senza gara; perdita dei traffici; scarsa capacità di realizzare opere infrastrutturali e dragaggi (Grande Progetto), mancato utilizzo dei fondi europei. Come potrebbe mai questa stessa Autorità portuale badare efficientemente anche al porto di Salerno?». Ma anche se si parla di Napoli la critica guarda alla logica di fondo che somiglia a questo punto a un "gattopardo". «Se si intende aggregare seriamente i porti in sistemi competitivi – conclude Gallozzi - si deve puntare alla creazione di non più di sei distretti della portualità e della logistica: Nord Est, Nord Ovest, Sud Est, Sud Ovest, Sicilia e Sardegna. Si sta procedendo, invece, ad accontentare 14 porti che conservano l'autonomia, confermando l'idea che non sia l'accorpamento la soluzione dei problemi della portualità del paese».

Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha commissariato qualche giorno fa la sedicesima Autorità portuale, Genova, rassicurando che si tratterà di un insediamento non più lungo di due mesi, il tempo necessario per approvare la riforma dei porti che dovrebbe arrivare in forma di emendamento. Ma ormai si parla da mesi di una modifica della legge 84/94 che sarebbe dovuta arrivare dopo l'estate. Che sia questo temporeggiamento un segno di incertezza verso il modello delle 14 autorità di sistema?