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13 maggio 2025, Aggiornato alle 16,46
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Infrastrutture

Presidenza porto di Napoli, scenari di riforma

Mentre gli enti locali  si accordano sul nome , dal governo arrivano segnali concreti sulla possibilità di una riforma dei porti entro un paio di mesi. A quel punto, cosa fare a Napoli?


di Paolo Bosso 
 
Oggi la Camera di Commercio di Napoli ha ospitato Ascom, le locali Unione Industriali, Confcommercio e gli operatori dello scalo per fare il punto della situazione sulla procedura di nomina del presidente dell'Autorità portuale partenopea. A breve Camera di Commercio, i comuni di Napoli e Castellammare e la Provincia dovranno indicare al governatore della Campania Stefano Caldoro un nome ciascuno (Napoli e Castellammare valgono uno) per il presidente dell'Authority di Napoli, da cui Caldoro ne tirerà fuori uno da concordare con il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. 
Una riunione preliminare alla Camera di Commercio, nella quale è stata espressa la «volontà di scegliere un nome condiviso», spiega il presidente Assoagenti Andrea Mastellone. Tra qualche giorno un'altra riunione stabilirà chi dovrà essere. L'importante, secondo il presidente degli industriali Paolo Graziano, è che sia «un manager di alto profilo ed elevata professionalità». «Il porto di Napoli continua a scontare gravi ritardi - prosegue Graziano - mentre altri scali realizzano velocemente opere di infrastrutturazione e adeguamento. Non c'è più un solo minuto da perdere».
Ma in realtà c'è più da perdere tempo che altro sulla nomina del presidente del porto di Napoli, perché ci sono segnali concreti sulla possibilità che entro pochi mesi arrivi la nuova riforma dei porti italiani, e a quel punto la nomina di un presidente "di alto profilo", anche per Napoli, non ha più molta importanza. 
L'ipotesi di una riforma dei porti non è lontana, se si pensa a due diversi interventi fatti a pochi giorni di distanza da Partito Democratico e Nuovo Centro Destra. In due distinte occasioni, i due partiti hanno garantito l'impegno in breve tempo per un decreto di modifica della legge 84/94 che sostanzialmente razionalizza e accorpa le autorità portuali in distretti o bacini logistici regionali. Una settimana fa il capogruppo della Commissione Trasporti del Senato Marco Filippi (Pd) ha presentato un progetto di riforma con l'impegno di trasformarlo in un provvedimento di legge entro sessanta giorni. Ieri il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi (Ncd) ha auspicato una riforma molto simile entro maggio. In una situazione di questo tipo, la nomina del presidente del porto di Napoli accade in un momento decisamente confuso. Che senso ha nominare il presidente di un'autorità portuale destinata a essere inglobata in un "distretto logistico della Campania"? Con questi auspici, chiunque accetti l'incarico di presidente dell'Autorità portuale di Napoli lo farebbe solo nella prospettiva di guidare il nuovo distretto che coordinerà i porti di Napoli e Salerno. E quest'ultimo porto? Strutturalmente piccolo, ma virtuoso e in espansione, Salerno nell'ultimo anno è stato molto più competitivo di Napoli, riuscendo anche a strappargli un discreto traffico. Non c'è alcun dubbio quindi che ci sarà anche Salerno in un'eventuale corsa alla guida del futuro ente logistico della Campania. A fine marzo il porto di Salerno si è visto approvare dall'Ue 71 milioni di euro in opere infrastrutturali, quel "Grande progetto" che a Napoli è stato solo annunciato in pompa magna. Attualmente alla presidenza dell'Autorità portuale salernitana c'è Andrea Annunziata, ex sottosegretario ai Trasporti del governo Prodi II e ora al suo secondo mandato nello scalo di Salerno. Nell'ipotesi in cui la riforma andasse in porto entro maggio/giugno, e nello scenario desertico di uno scalo di Napoli ancora commissariato, Annunziata diventerebbe subito un buon candidato alla guida dei porti della Campania.