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13 settembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Porti, quadruplicano i tempi di sdoganamento

Al porto di Genova fino a otto giorni per il nulla osta sanitario. Gli uffici dell'USMAF dirottati al controllo sui passeggeri. Confetra e Fedespedi chiedono di non andare in ordine sparso


di Paolo Bosso

C'è un luogo in Italia dove gli effetti dell'infezione da Coronavirus – ancora presto da quantificare nel loro complesso, anche per l'economia mondiale – si sono fatti sentire da subito, la logistica del trasporto merci. «I tempi di controllo in importazione dai paesi extra Ue, non solo dalla Cina, hanno raggiunto livelli insostenibili», spiega la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto.

Quadruplicano i tempi di sdoganamento
Genova, porto di sbocco, insieme a Trieste, dell'area lombarda e veneta, il cuore industrializzato e "logisticizzato" del Paese e zona del focolaio del Coronavirus da una settimana, sta soffrendo, come tutti i porti italiani, non solo un drastico calo del traffico ma anche un aumento esponenziale dei tempi di sdoganamento. Gli Uffici di sanità marittima (USMAF), che fanno generalmente controlli sulle merci, sono stati praticamente dirottati al controllo sulle persone, provocando enormi ritardi nelle spedizioni e in tutte le pratiche di movimentazione. Come riferisce il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta, gli operatori del porto capoluogo devono fronteggiare tempi di evasione media che possono anche quadruplicare per un nulla osta sanitario, che dai soliti due giorni possono salire fino a otto. Sono attualmente 50 i collegamenti diretti con la Cina saltati dal porto di Genova. Federmeccanica ha detto che se gli approvvigionamenti non riprenderanno regolarmente entro le prossime due settimane c'è il rischio di una crisi di scorte per la filiera produttiva.

Gli operatori, tramite Confetra e Fedespedi e molte altre associazioni di categoria, chiedono di alleggerire l'attività degli uffici USMAF, già sotto organico in una situazione normale, affidando i controlli sul Coronavirus ad altri enti territoriali, «come l'ASL», propone Moretto. «Ora che questi pochi medici sono stati spostati ai controlli sulle persone – spiega -, i servizi alla merce sono paralizzati e questo non è accettabile. La nostra logistica così rischia il KO tecnico».

Psicosi Coronavirus
Il settore dei trasporti, in questa fase caratterizzata anche da un coordinamento tra Stato centrale e Regioni non perfetto, soffre da un lato il calo del flusso del traffico, che non potrà che aggravarsi nelle prossime settimane dopo decine di giorni di calo della produzione industriale cinese, e dall'altra della psicosi per un virus influenzale. In alcuni casi gli armatori, nel caricare gli autisti con merce sulle navi, hanno richiesto profilassi superiori a quelle previste dalla legge - anche quelle  previste nel decreto legge in conversione approvato mercoledì in prima lettura alla Camera - come l'uso di mascherine FFP2 (le più adatte per evitare soprattutto di contagiare, più che di essere contagiati) o il divieto di imbarco per chi proviene da zone luogo di focolai. Per questo Confetra, insieme a Fedespedi e a tutte le principali associazioni di categoria, ha chiesto alla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, una task force che coordini la logistica italiana per evitare ulteriori danni a questo ordine sparso.