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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,19
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Ancip, "E se la strategia di Bruxelles sia di privatizzare i nostri porti?"

Se lo domanda l'associazione delle compagnie portuali, che si stringe intorno al cluster marittimo nazionale


«Pretestuoso e pericolo» paragonare le autorità di sistema portuale ad imprese, quando sono a tutti gli effetti enti pubblici. Anzi, a volerla dirla tutta, sembra che Bruxelles, con una possibile procedura d'infrazione, voglia proprio spingere subdolamente verso la privatizzazione dei porti. Anche l'Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali (Ancip) è preoccupata per la possibilità che per l'Italia si apra una procedura d'infrazione verso le autorità di sistema portuale (Adsp, nate con i D.lgs 169/2016 e n.232/2017), manchevoli, secondo la Dg Competition della Commissione Ue, di non pagare le tasse su alcune attività quali la riscossione dei canoni di concessione. «Come associazione di categoria, che raggruppa la quasi totalità delle imprese articolo 17 e numerose imprese articolo 16 che operano nei porti italiani, siamo fortemente preoccupati di provvedimenti che vadano a sminuire la capacità di intervento e gestione delle appena istituite Autorità di sistema portuale, interrompendo un processo virtuoso che mira a rilanciare la portualità italiana.
Ancip, rispondendo all'appello del presidente di Assoporti, Zeno D'Agostino, e di quello di Confetra, Nereo Marcucci, vuole una comunità portuale «unita e compatta a respingere le richieste che giungono da Bruxelles, tra l'altro in contraddizione con i regolamenti europei e con motivazione difficilmente comprensibile». Ancip si sofferma a descrivere l'attività delle Adsp: «È bene ricordare come sia sempre stata la stessa Comunità europea a lasciare libertà di scelta su come gestire ed amministrare i porti e le infrastrutture interne ad essi. Con la legge 84/94 il nostro Paese scelse il modello landlord port con lo Stato che rimane, attraverso le sue Autorità portuali, ora Autorità di Sistema Portuale, proprietario dei porti e
delle infrastrutture, ma che permette la gestione delle stesse, così come tutte le operazioni e servizi relativi al cosiddetto "ciclo nave", ad imprese private autorizzate». Ragion per cui «ci pare quindi perlomeno inesatto paragonare le Autorità di sistema portuale, enti pubblici non economici, a delle imprese private. Voler farle apparire impegnate in attività economiche è pretestuoso e pericoloso.

Così facendo, invece, l'Europa, secondo l'Ancip, «interferirebbe sul modello gestionale ed amministrativo dei porti italiani. Non vorremmo che queste scelte celassero un tentativo, di avviare una politica privatistica al fine di cambiare la natura pubblicistica dei nostri porti». E conclude: «Siamo disponibili a collaborare, sin da subito, con tutto il cluster portuale ed il governo italiano per risolvere questa preoccupante vicenda».