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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Politiche marittime

Russo e i porti: "Le divisioni non aiutano"

Il segretario nazionale Conftrasporto-Fai interviene sulla riforma, gli accorpamenti, il mancato sviluppo del porto di Napoli e i suoi mille giorni di commissariamento


La riforma dei porti e gli accorpamenti previsti in alcune regioni stanno alzando il livello della discussione e il dibattito sulla governance dei porti. Savona distinta da Genova, Ancona da Ravenna, Salerno da Napoli, senza dimenticare i porti pugliesi, o tutte queste coppie di autorità portuali vanno messe insieme? È questo il tono della discussione che ha reso più complicata, se non imbarazzante, la questione accorpamenti. Ciò ha portato a contrapposizioni più o meno esasperate che hanno coinvolto attori (leggi operatori) ed istituzioni. Il disaccordo è stato il leitmotiv.

La questione accorpamenti ha creato più di un problema al ministro dei Trasporti Graziano Delrio che avrebbe intenzione, prima che finisca l'anno al massimo prossimo gennaio, di chiudere la partita riforma dei porti. Fonti romane riferiscono che le previste 14 "autorità di sistema" siano diventate oggetto di ripensamento addirittura da parte del premier Renzi che, registrando il disaccordo in alcune importanti comunità portuali locali, stia seriamente pensando di centralizzare a Roma un'unica «autorità di sistema». Vero, falso? La risposta arriverà a breve. 
 
«In questa situazione – afferma Pasquale Russo, segretario nazionale Conftrasporto-Fai aderente a Confcommercio – sopratutto le associazioni di categoria a livello nazionale dovrebbero essere più coerenti con le posizioni favorevoli già espresse da tutti sugli accorpamenti. Entrando nello specifico, dimostrarsi divisi e litigiosi, vedi Napoli e Salerno, non aiuta a difendere gli interessi che si vogliono rappresentare».
 
Qual è allora il modo migliore per risolvere il tema spinoso dell'accorpamento? 
«Su Napoli e Salerno è sbagliato pensare che il tema sia l'accorpamento, bensì è necessario, secondo il mio parere, che si mantenga la capacità di Salerno di fare progetti ed attrarre traffici. Il tema che va posto al governo è che Napoli funzioni come deve funzionare. Mi sembra superficiale addebitare, come leggo da diverse parti, ad una classe dirigente/imprenditoriale e ai lavoratori colpe e responsabilità che non hanno e che invece vanno cercate ed addebitate ad enti locali e centrali che hanno evidente responsabilità politica in relazione a scelte non effettuate».
 
Si riferisce alla mancanza di un presidente dell'Autorità portuale di Napoli?
«È evidente. I mille giorni di commissariamento dell'ente porto sono l'esempio di scelte non effettuate. Un peso enorme che ha rallentato gli investimenti pubblici. Come, per esempio, il "Grande progetto" non sviluppato, i mancati dragaggi, che avrebbero dato ben altro respiro, attraverso i lavori di adeguamento e potenziamento, alle attività portuali. La mancanza di una governance di riferimento, quale può essere un presidente, che ha un arco temporale abbastanza lungo per pianificare, a mio parere è la causa principale della crisi del porto di Napoli».
 
Cosa si aspetta o auspica per il futuro della portualità campana?
«Nel disegno di razionalizzazione dei porti credo che sia necessaria una visione che non si limiti alla questione degli accorpamenti. La merce che ha come destinazione i porti della Campania è prevalentemente destinata alla economia del territorio. Se va a Salerno o a Napoli non è importante. La premessa è la vocazione portuale che poi si traduce in investimenti pubblici mirati. Mi auguro che il piano del governo semplifichi la governance e renda più efficaci gli investimenti pubblici in relazione alle scelte logistiche e alla vocazione degli scali».
 
Dice che gli accorpamenti sono una visione miope rispetto al piano generale?
«Credo che la divisione tra le associazioni in relazione agli accorpamenti produce l'effetto di mettere il governo nella posizione di non ascoltare le categorie, le imprese, gli operatori, dandogli la forza, bypassando le posizioni locali, di intervenire autonomamente. Insomma, viene legittimata una decisione autonoma che non tiene conto delle esigenze e scelte dei territori».
 
Immagine in alto, il porto di Salerno