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29 aprile 2024, Aggiornato alle 15,54
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Infrastrutture

Porto di Napoli, è scaricabarile sul Grande progetto

Regione Campania e governo rispondono alle critiche del commissario Karrer, intanto se non si approva il Piano Regolatore non si potrà spendere neanche quello che resta


di Paolo Bosso 
 
A luglio 2012 Bruxelles chiedeva la sua riscrittura, ad agosto 2013 è stato diviso in due, con la parte sostanziale rimandata ai prossimi anni. Oggi è liquidato dallo stesso commissario del porto di Napoli, Francesco Karrer, come un piano con «nove interventi abbastanza scoordinati tra loro». Si schianta così il "Grande" progetto europeo dello scalo di Napoli, che con i suoi originari 240 milioni di euro prometteva nuove infrastrutture portuali e rilancio dei traffici (Bruxelles chiama "grandi" i progetti che superano i 25 milioni di euro).
 
Oggi restano 154 milioni da spendere entro dicembre dell'anno prossimo. Nove interventi che di "grande", dragaggi a parte, hanno solo la spesa: stiamo parlando di rete fognaria, illuminazione, strade, bonifiche dei fondali con restauro archeologico dei reperti, prolungamento della diga Duca D'Aosta e ristrutturazione di qualche palazzo. Tutti gli altri lavori veramente importanti per lo sviluppo del traffico (oltre 84 milioni per realizzare la darsena di Levante e rilanciare i container, il piping sottomarino per i petroli che non piace alle multinazionali) sono stati rimandati ai prossimi finanziamenti Por-Fesr 2007/2016. Con l'aria che tira, bisognerà pure vedere se si riusciranno a spendere questi 154 milioni in tempo, perché per ottenerli da Bruxelles bisognerà approvare prima il Piano Regolatore Portuale, fermo da aprile 2013 dopo la bocciatura del Consiglio dei Lavori Pubblici. Intanto il porto di Napoli è al terzo commissario, dopo il primo che fu Luciano Dassatti, già presidente, nel marzo 2013, a cui seguì il comandante delle Capitanerie di porto Felicio Angrisano. Un anno e sette mesi, 584 giorni senza governance.
 
Oggi, esauriti gli annunci in pompa magna, siamo allo scaricabarile. Il mandato di Karrer scade il 31 ottobre, si va verso la proroga ma ancora non è chiaro se sarà sempre lui il commissario. In passato aveva definito il porto di Napoli «un insieme di condomini rissosi», oggi ha denunciato pressioni esterne che gli impediscono di lavorare, che lo limitano ad occuparsi del superfluo, «che per loro è sostanza». Loro chi, non si sa, forse la Regione che ha risposto duramente a queste ultime battute in un comunicato firmato dal governatore Stefano Caldoro (foto) e dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Una nota da cui emerge l'enorme impreparazione su questo Grande progetto, gongolante tra disinteresse e propaganda. Caldoro e Lupi rispondono a Karrer difendendo passivamente il Grande progetto su cui «la Regione, con il governo, ha messo in campo fondi, iniziative e azioni di programmazione mai viste prima d'ora». Ora, conclude la nota Regione-ministero, «non sono più tollerabili ritardi burocratici e lentezze amministrative che stanno pregiudicando la realizzazione del Grande progetto europeo e lo sviluppo del porto di Napoli». Interessante, il governo e la Regione se la prendono con la burocrazia e l'amministrazione portuale, un ente il cui presidente, o commissario, è nominato dal ministero dei Trasporti con l'avallo della Regione. 
 
Willebrordus Sluijters, capo unità della direzione generale della Politica Regionale Ue e firmatario della missiva Ue del 2012 che chiedeva la riscrittura del Grande progetto, non si spiegava come la Regione Campania prevedeva tra sei anni a Napoli un movimento container annuale da 2,5 milioni di TEU (twenty-foot equivalent unit), quando quest'anno se tutto va bene il porto di Napoli si manterrà sui 400mila teu, pure in calo. Oggi Sluijters si sarà dato una risposta.