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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

Porti come le ferrovie, Annunziata: "Che siano enti economici"

Intervista al presidente dei porti della Campania, alle prese col complicato Documento di pianificazione strategica. I traffici, la Darsena di Levante, la missione di Castellammare, il virtuosismo di Salerno

Andrea Annunziata, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale (associazioneingegneri.com)

di Paolo Bosso

«Le autorità portuali devono diventare come le Ferrovie dello Stato, enti pubblico-economici, altrimenti sarà sempre più complicato gestirli». Andrea Annunziata, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale, sposa un'idea che accarezzano in molti ma facilmente polemizzabile, tra chi vuole lasciare i porti in mano allo Stato e chi li vuole privatizzare. «Così è una semplificazione - continua Annunziata - un ente pubblico economico è sempre un ente pubblico con le stesse missioni. Cambia l'organizzazione, la reattività, la competitività, la burocrazia. Diventerebbe tutto più semplice». A cinque mesi dall'insediamento di Annunziata, affiancato poco dopo dal nuovo segretario generale Giuseppe Grimaldi, l'autorità portuale della Campania sta lavorando alla gestione degli ingenti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Circa 380 milioni di euro, di cui 260 per Napoli e 120 per Salerno. La maggior parte andranno a finanziare cantieri già aperti, alcuni da decenni, rientranti in quel "Grande progetto" europeo di una decina di anni fa. A strutturarli il complicato Documento di Pianificazione Strategica di Sistema (DPSS), che include il Piano Regolatore Portuale di Sistema che a sua volta include il piano regolatore portuale del singolo scalo. Una matrioska che dal 2016, con la riforma "Delrio", impegna i porti italiani. È molto complicata da scrivere, perché è esteso, includendo diversi porti, e per l'alta burocrazia che richiede per l'approvazione, passando per tutti gli enti locali prima di arrivare alle istituzioni nazionali. Tant'è che è stato finora adottato da pochi porti in Italia, tra cui i sistemi di La Spezia, Bari e Catania, quest'ultimo guidato proprio da Annunziata negli ultimi quattro anni.

Leggi anche: Dal Pnrr 380 milioni per i porti di Napoli e Salerno

Come stanno andando i traffici dei porti della Campania?
«Sono in forte aumento nei primi sei mesi, dati anticipati dall'andamento dei primi cinque. Il turismo sta ripartendo e il diporto è già pieno, sperando che la pandemia ci dia tregua».

Complicato amministrare un porto?
«Il DPSS sarà il punto di partenza. È importantissimo. Voglio dare un'immagine diversa del porto, sempre più integrata alla città, partendo dalla rigenerazione del patrimonio immobiliare. Lavoriamo su ambiente e sicurezza in parallelo guardando alle Zone economiche speciali e alla difesa dell'occupazione in tutti quei settori che avranno una vocazione specifica, come lo stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia».

380 milioni dal PNRR, il grosso per il prolungamento della diga foranea di Napoli, 150 milioni. Opera complementare alla realizzazione del terminal container della Darsena di Levante, che va avanti da trent'anni. Quando sarà pronta?
«È stato importante fermare il bando per l'ampliamento della banchina tramite tombamento. Napoli Est, San Giovanni, è un'area da 150 mila persone che non possono vedersi precluso l'accesso a mare. La zona è a vocazione industriale ma non possiamo circondare un'area metropolitana con un terminal portuale, il quale va allacciato ai treni. Le Ferrovie stanno studiando una soluzione. I mezzi pesanti restano strategici, a patto che diventino sempre più ecologici».

Ma in questo modo non si castra lo sviluppo infrastrutturale del porto, che proprio a Levante ha più margine?
«Non credo. La digitalizzazione delle dogane permetterà di raddoppiare se non triplicare i volumi di traffico attuali, abbattendo i tempi di controllo e quelli di attesa delle merce a terra. In un contesto del genere a cosa servirebbe un ulteriore tombamento della Darsena di Levante? L'ultimazione di quello che si sta realizzando è sufficiente».

Quando finiranno i lavori al molo Beverello per la nuova stazione marittima?
«A settembre il cantiere assorbirà la nuova programmazione con il molo borbonico recentemente scoperto. Nel frattempo lo abbiamo reso più decoroso per i passeggeri. Per la fine del 2023 la nuova stazione marittima sarà pronta».

I dragaggi a Napoli sono stati ultimati da poco. Ci sono ancora zone del porto che richiedono fondali più profondi per far entrare navi più grandi?
«Fortunatamente, oggi avviare i dragaggi è più veloce che in passato. Pisacane, Calata Piliero, molo Vittorio Emanuele e terminal Flavio Gioia saranno le aree che richiederanno degli interventi».

A giugno i portuali della CULP lamentavano la mancata quattordicesima e in generale, come in tutti i porti, la concorrenza della manodopera armatoriale in autoproduzione.
«Con loro c'è un'interlocuzione continua per assicurare il lavoro. Seguono corsi di aggiornamento e si tengono competitivi. La questione, qui come altrove, riguarda gli alti costi di manodopera. Lavorando sulla formazione e sulla competitività di mercato si potrebbero ottenere buoni risultati».

Tra navalmeccanica, diporto ed eventuali crociere, parliamo di Castellammare di Stabia.
«Siamo in attesa che Fincantieri ci faccia sapere quali sono i suoi piani di sviluppo per i prossimi anni. Per quanto riguarda eventuali altre vocazioni, il porto può tranquillamente accogliere anche le navi da crociera, a patto che non influiscano sul polo navalmeccanico, che ha una priorità assoluta. Poi, bisogna ricavare più spazio e la possibilità ci sarebbe: abbattere i vecchi silos».

Passiamo a Salerno. Come stanno andando le cose lì e quali prospettive per i prossimi anni?
«Il porto sta completando lavori importanti. Dopo i dragaggi, che hanno approfondito i fondali di banchina e quelli di accesso, si stanno prolungando le banchine commerciali tramite un'opera di alta ingegneria che ha ricevuto il plauso delle università e degli operatori: l'installazione di cassoni unici in Italia, che tra le altre cose ricavano energia dalle onde. Pur essendo un porto otto volte più piccolo di Napoli, è sempre stato particolarmente virtuoso e competitivo».

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Tag: napoli - salerno