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01 maggio 2025, Aggiornato alle 08,44
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Portacontainer, il mistero dei nuovi ordini. Ma non c'era eccesso di stiva?

Le costruzioni avviate dalle principali compagnie riflettono una politica a lungo termine improntata anche sull'ammodernamento della flotta. Le importazioni verso l'Europa sono però in caduta libera e i noli non accennano ad aumentare. Quanto pesa il rischio di un eccesso di stiva? - Paolo Bosso


Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla società di analisi Container Trade Statistics, tra gennaio e febbraio l'importazione in Europa dei container provenienti dall'Asia sarebbe scesa del 37%. All'opposto le esportazioni del Vecchio Continente verso la Cina sono in leggero aumento: febbraio ha segnato +2,3% su gennaio. 
In Europa, quindi, si tira la cinghia sui consumi, soprattutto tenendo conto di un altro dato ancor più significativo del -37%: un calo dell'import pari all'11,9% su tutto il 2010. 
Il mistero dei massicci ordini per nuove portacontainer, che hanno scandito questi ultimi mesi, si fa quindi ancora più fitto. Prima Maersk Line, poi Msc, ma anche Hamburg Süd, Bernard Schulte e Ofer. Tutte compagnie che di recente hanno avviato la costruzione di nuove portacontenitori, chi di nuova generazione come Maersk, chi nell'ordine di unità da 7/8mila teu. 
A testimoniare la difficile ripresa dei traffici sul breve termine ci pensa lo Shanghai Containerised Freight Index, uno degli indici più affidabili per valutare il livello delle tariffe per i container in entrata ed uscita dall'Asia. Il nolo medio per teu da Shanghai all'Europa del Nord, infatti, è sceso intorno ai 1100 dollari, mentre un anno fa aveva superato i duemila.
Certo, la politica di investimenti delle principali compagnie container non è solo una scommessa sulla ripresa entro i prossimi due anni: se si costruiscono navi più grandi è anche per ammodernare la flotta sostituendo con una nuova la capacità due vecchie. Ma se le importazioni verso l'Europa non riprendono, che si fa?   
Paolo Bosso