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07 ottobre 2024, Aggiornato alle 17,00
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Cultura - Eventi

Gaiola Eco Tourism, via alla campagna "Io non Alimento la Pesca di Frodo"

L'iniziativa promossa dal Parco Sommerso partenopeo ha avuto come testimonial d'eccezione lo chef stellato Lino Scarallo


Ieri mattina, nell'ambito della masterclass di cucina di mare sostenibile che si è tenuta presso il ristorante Palazzo Petrucci (prima stella Michelin a Napoli) a conclusione del progetto "Gaiola Eco Tourism" - promosso dal Parco Sommerso di Gaiola con il sostegno del ministero della Transizione Ecologica, e finalizzato alla valorizzazione territoriale ed alla promozione del turismo sostenibile - è stata lanciata la campagna "Io non Alimento la Pesca di Frodo", volta a sensibilizzare il mondo della ristorazione e i consumatori, che spesso "alimentano",  magari inconsapevolmente, la pesca illegale e la distruzione del nostro mare. 

La campagna, promossa dal Parco Sommerso di Gaiola vede testimonial d'eccezione lo chef stellato Lino Scarallo che ha annunciato per l'occasione la scelta di bandire per sempre dai propri menù gli spaghetti ai ricci di mare, considerato uno dei piatti meno sostenibili in assoluto. "Negli ultimi anni - spiega -  il diffondersi della moda di questo piatto anche in Campania ha dato impulso sulle nostre coste ad una vera e propria razzia di ricci di mare, portata avanti da pescatori di frodo senza scrupoli. Basti pensare che per un piatto di spaghetti sono necessari circa 20 ricci di mare. Una mattanza folle per un piatto che non fa parte nemmeno della tradizione napoletana e campana. È di fondamentale importanza che dalla ristorazione tutta parta un messaggio chiaro e netto per non alimentare la pesca di frodo acquistando i prodotti ittici solo dalla filiera alimentare legale". 

Non è sfuggita a questa razzia la costa di Posillipo e del Parco sommerso di Gaiola, conferma il direttore Simeone, dove più volte negli ultimi anni il personale del Parco con l'aiuto delle forze dell'ordine ha fermato bracconieri in azione con sacchi colmi di ricci di mare. "È importante capire - aggiunge - che questa attività di pesca illegale, oltre ad incidere drasticamente sulla popolazione di questa specie, provoca ripercussioni negative sull'intera comunità biologica marina costiera ed in particolare sull'abbondanza degli stock ittici di Sparidi, rappresentandone una delle fonti di nutrimento principali".

Oltre ai ricci molte altre specie nella lista rossa, sia perché in rarefazione a causa dell'overfishing (sovrappesca), sia per l'uso di tecniche di pesca distruttive dei fondali come la pesca a strascico. "Ma non è necessario mettere al bando l'intera cucina di mare per aiutare il mare a riprendersi", spiega il Prof. Sandulli dell'Università Parthenope di Napoli, "basta riscoprire specie il cui consumo non è distruttivo e che spesso hanno sapori e qualità organolettiche superiori al pesce classico da ristorante". 

Tra queste in prima linea c'è il pesce azzurro, i pesci di mare aperto, come: alici, sgombri, sarde, pesce bandiera..., tra i cefalopodi preferire certamente i totani a calamari, polpi e seppie, e se non si può fare a meno di un pesce costiero, riscoprire ad esempio il cefalo che non ha problemi di overfishing, ed infine se proprio si vuole sentire il profumo ed il sapore del mare senza incidere su nessuno stock ittico, perché non imparare il sapiente uso delle alghe di mare in cucina... ce ne sono tante con sapori e consistenze molto diverse. Presenti al lancio della campagna la Guardia di Finanza con il tenente colonnello Emilio Vitrone, comandante del Reparto operativo Aeronavale di Napoli e Nicola Amoroso, comandante della Stazione navale di Napoli, e la Capitaneria di Porto con il Capitano di Fregata Giovanni Cavallo. A sostenere la campagna anche le associazioni ambientaliste del CTM-Coordinamento Tutela Mare, che da anni si battono contro l'overfishing e la pesca di frodo, per una pesca ed un consumo sostenibile e consapevole. 
 

Tag: pesca - ambiente