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24 aprile 2024, Aggiornato alle 18,08
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Cultura

Con Napùl Perillo riscopre la città mediterranea

Quindici racconti sospesi tra presente e passato nel nuovo libro del giornalista e scrittore partenopeo


di Marco Molino

Questa metropoli fa proprio venire il torcicollo. Già, perché spesso a Napoli le amarezze del presente ci spingono a guardarci alle spalle per rimpiangere una presunta età dell'oro che si stende lungo duemila e ottocento anni. E che delicate armonie si producono nei nostri sogni ingannevoli, pregni di ispirate metafore che cantano (e in parte riabilitano) l'attualità ricorrendo alle suggestioni della storia. Prende forma l'ideale città mediterranea, che sulla base immutabile del mare assembla vicende millenarie e l'incalzante cronaca dei frantumati tempi nostri. E così ci pare di aver capito tutto e di poter raccontare questo matrimonio di epoche per renderne partecipi gli altri. 

Rileggendo però la vita che finisce sulle pagine, sovente ci accorgiamo che la città monumento si è inesorabilmente divisa in due: da un lato la materica ruvidità di moderne inquietudini, dall'altro le struggenti avventure delle generazioni che ci hanno preceduto. Due fantasmagorie, due dimensioni che di certo interagiscono – lo sappiamo bene – eppure le parole stentano a tradurre questa connessione impalpabile. Poi ti capita sotto il naso la storia di un'anziana donna, stanca e sfatta, che dalla sua vecchia casa dell'Arenella osserva "una fetta di campagna in piena città, immersa in un silenzio irreale", o senti il tufo che si sbriciola sotto le dita tra le arcate di un surreale Palazzo donn'Anna, appendice di quella greca Pausylipon, "che lenisce il dolore, cura gli affanni, guarisce le ferite". E ti pare finalmente di intravederla nella giusta prospettiva questa Storia con la maiuscola che pervade con modestia una minuscola vicenda lasciando la sua impronta senza inutili e sterili superlativi. Si muovono in equilibrio su questo filo sottile i racconti di Napùl, il nuovo libro che Marco Perillo ha pubblicato con l'editore Polidoro. Quindici narrazioni che si snodano tra i quartieri della città porosa, assorbendo le allusioni del passato, ma al tempo stesso facendo proprie le contraddizioni della città-mondo che ci travolge giorno per giorno con i suoi incontri e scontri di civiltà. 

«Se finora ho raccontato prevalentemente la bellezza, la storia, la fede, la leggenda, la tradizione di Napoli – ci spiega Perillo – adesso, con quest'opera, mi trovo ad affrontare la parte più dolente della città. Una metropoli che negli ultimi vent'anni si è trovata immersa in un conflitto silenzioso, ai tempi del terrorismo internazionale. Napoli è sempre stata il lasciapassare per l'Oriente, una città più simile a una Beirut, a una Gerusalemme che non a una Berlino o a una Londra. E nella fattispecie più simile a Kabùl, la capitale dell'Afghanistan bombardata nel 2001 perché tenuta in mano dai talebani. Diverse connessioni tra i clan di camorra e i terroristi islamici – aggiunge l'autore – sono emerse nel tempo in termini di rifornimento di armi, di passaporti falsi, di denaro sporco. Come se non bastasse, proprio mentre i turisti tornavano giustamente ad affollare le strade della nostra città, la camorra tornava ad uccidere ovunque, coinvolgendo spesso i più giovani».

Napoli al centro di un groviglio che Perillo scioglie con la meticolosità del giornalista e rielabora con l'animo dello scrittore. Ma prima di narrarla, lui sente il bisogno di riconoscere la sua città con i cinque sensi, annusando "i bassi che odorano di cipolle e detersivo", carezzando le pietre dell'antica polis "sempre presente tra le antenne paraboliche", saggiando il sale del "mare che sbatte contro di te". Un raggio di sole illumina le stradine che portano ai decumani "fottendosene" dei cassonetti pieni e delle siringhe col sangue, delle baby gang e dei camorristi. Ma noi che oggi siamo gli occhi e il cuore di questa capitale di tutti i Sud non possiamo fottercene e tale consapevolezza innerva ogni pagina del libro e rappresenta, come ci conferma Perillo, «il messaggio principale di questa raccolta: essere capaci di affrontare i propri mostri, i propri demoni, le proprie paure. In una città in guerra, rispondere con un altro atto di guerra: quello del nostro orgoglio, del nostro coraggio, del nostro non tirarci indietro, per non farci pietrificare». 
 

Tag: libri