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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Speciale economia: commercio mondiale crollato, ma poteva andare peggio

L'ultimo report del WTO indica che il rapporto tra PIL e interscambi commerciali non è lo stesso della recessione del 2008. Una buona notizia

(Getty Images)

a cura di Paolo Bosso

In autunno gli indicatori economici annunciavano il rischio di una recessione globale. Alla fine è arrivata, ma per motivi che mai ci si sarebbe aspettati. Se nei primi tre mesi dell'anno gli scambi commerciali mondiali si sono ridotti del 3 per cento, nel secondo trimestre, in pieno  lockdown europeo (oggi spostato sul Pacifico), il calo è stato senza precedenti: 18,5 per cento.

Tra scenari pessimisti e ottimisti
Gli ultimi dati della World Trade Organization (WOT) sottolineano, in realtà, che le cose sarebbero potute andare anche peggio. Due mesi fa, il 20 aprile, in piena pandemia, l'Organizzazione mondiale del commercio aveva ipotizzato due scenari. Uno ottimista, con una contrazione del 13 per cento, e uno pessimista, con un crollo che sfiorava i due terzi del totale degli scambi, pari al 32 per cento. Siamo in una via di mezzo. A questo ritmo, ha calcolato la WTO, se il commercio crescesse del 2,5 per cento a trimestre chiuderebbe il 2020 con un calo annuale del 13 per cento. Tuttavia, con una nuova pandemia nel 2021 si ricomincerebbe da capo.

Proiezione interscambio commerciale mondiale dal 2005 al 2021 (WTO)
Proiezione interscambio commerciale mondiale dal 2005 al 2021 (WTO)

«Il calo degli scambi a cui stiamo assistendo è il più rapido mai registrato nella storia, con la consolazione che sarebbe potuta andare molto peggio», commenta Roberto Azevêdo, direttore generale della WTO. Secondo Azevêdo sono state fondamentali le decisioni politiche prese non solo in materia fiscale e monetaria ma anche nel sostegno al consumo (attraverso i meccanismi classici del welfare state), che hanno permesso di assorbire con resilienza un colpo che sarebbe potuto essere ancora più duro. «Affinché la produzione e il commercio rimbalzino fortemente nel 2021 – spiega Azevêdo - le politiche fiscali, monetarie e commerciali dovranno continuare ad andare nella stessa direzione».

2020: montagne russe
Secondo i calcoli del WTO, il fondo è stato toccato in questo secondo trimestre, in linea con le previsioni dell'OCSE. I voli commerciali sono crollati del 74 per cento tra il 5 gennaio e il 18 aprile, e da allora sono aumentati del 58%, fino a metà giugno. Andamento analogo per il flusso di trasporto container, che ha parzialmente recuperato a giugno quello che ha perso a maggio. 

Interscambio mondiale container, gennaio 2007‑giugno 2020
Interscambio mondiale container, gennaio 2007‑giugno 2020

WTO sottolinea, però, che questi crolli repentini seguiti da recuperi mirabolanti sono senza precedenti nella storia e «dovranno essere attentamente monitorati prima di trarre conclusioni definitive».

Insomma, è veramente difficile prevedere con certezza come si chiuderà l'anno. Le previsioni della Banca Mondiale, dell'OCSE e del Fondo Monetario Internazionale mostrano tutte significativi rallentamenti dei PIL dei Paesi industrializzati e del commercio globale, in linea con i dati della WTO. La Banca Mondiale prevede un 2020 con scambi in calo del 5,2 per cento.

La recessione del 2008-2009 è stata peggio, per ora
La buona notizia è che non si sta creando un particolare divario tra il crollo dei prodotti interni lordi e quello degli scambi commerciali globali, proprio perché questi ultimi stanno recuperando a gran velocità. Nella crisi finanziaria del 2008-2009, al contrario, al crollo degli scambi commerciali è corrisposto un analogo crollo dei PIL, rendendo quindi questa recessione, sotto questo punto di vista, ancora più profonda di quella che stiamo vivendo adesso.

Fisco, moneta, famiglie: la chiave della resilienza
Vi sono diversi motivi per cui gli scambi commerciali potrebbero rispondere meglio del PIL, rispetto a quanto accaduto con la crisi finanziaria di un decennio fa. In primo luogo, le politiche fiscali e monetarie avviate oggi sono imparagonabili a quelle del 2008-2009. Tra l'altro allora erano introdotte con molta più gradualità. In secondo luogo, il massiccio ripristino del welfare state, con sostegni al reddito a tappeto potrebbero incoraggiare i consumi, mantenendoli su buoni livelli. Infine, la maggior parte della crisi, oggi, è concentrata sui cosiddetti servizi non negoziabili come il turismo, l'alberghiero e l'intrattenimento, attività meno impattanti sull'import rispetto alla produzione industriale.

Le vendite di elettronica di consumo, per esempio, sono andate meglio di come ci si aspettava. Secondo le statistiche doganali cinesi, le esportazioni di computer sono aumentate del 30 per cento su base annua ad aprile. In Cina le vendite di automobili sono aumentate del 5 per cento su base annua a maggio dopo essere diminuite del 79 per cento a febbraio.

Cosa aspettarsi nel 2021?
Uno scenario con il 5 per cento di tasso di crescita non permetterebbe neanche di risalire ai ritmi pre-pandemia. Purtroppo, spiega la WTO, un ritorno a quella condizione richiederebbe tassi ben superiori, intorno al 20 per cento.