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03 maggio 2024, Aggiornato alle 16,47
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Politiche marittime

«Serve una super Authority»

Il presidente Assoagenti di Napoli Andrea Mastellone risponde a chi vuole la competizione tra i porti. "La liberalizzazione degli investimenti giova solo al privato, e a rimetterci è lo Stato". E fa l'esempio di Genova


«A prescindere dalla designazione della governance, se di estrazione pienamente politica oppure manageriale, a mio avviso la cosa più importante è che gli investimenti realizzati in ogni singolo porto obbediscano ad una linea di indirizzo centrale che deve dettare le caratteristiche peculiari tecniche ed infrastrutturali di ogni singolo porto». Così il presidente Assoagenti Napoli Andrea Mastellone interviene in merito al nostro articolo di qualche giorno fa che metteva sul piatto le richieste della categoria in merito alla riforma della legge 84/94. «In parole povere – prosegue Mastellone - occorre una cabina di regia centrale che sovraintenda all'operato delle singole authorities, una specie di "super authority" che deve dettare le linee di sviluppo di ogni singolo porto ed il tipo di traffico a cui può mirare, linee su cui modulare gli investimenti.
Eviteremmo così questi gravissimi errori  e sperpero di risorse con investimenti realizzati in porti contigui che tendono solo a scatenare una guerra dei prezzi al ribasso. Leggevo pochi giorni fa un'intervista al rinnovato presidente dell'Ap di La Spezia il quale dichiarava che la competizione fra i porti è salutare e che la selezione fra gli stessi la effettua il mercato. Non si può essere d'accordo su una simile interpretazione. Un investimento realizzato in tanti porti contigui genera ovviamente una competizione, ma alla fine il vincitore è l'utente che fa i propri interessi facendo il classico shopping around, mentre chi perde è solamente chi ha investito (cioè lo Stato) creando in ogni porto infrastrutture che verranno solo parzialmente utilizzate.
Il ricorso ad una super authority centrale con competenze di natura tecnica eviterebbe quanto sta accadendo a Genova, dove dopo aver realizzato buona parte del tombamento di una vasta area destinata a terminal contenitori ci si è accorti che non esiste una sufficiente larghezza operativa fra le banchine del terminal in costruzione e la diga foranea, così si pensa di delocalizzare la stessa diga con una spesa prevista di un miliardo di euro».