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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

Più fondi CEF ai porti Ue. Il memorandum di ESPO per il nuovo Parlamento

In dieci punti, l'associazione dei porti europei chiede maggiori finanziamenti e l'armonizzazione della disciplina tecnico-nautica. Le linee guida per i prossimi cinque anni


di Paolo Bosso

Regole uguali per tutti nei servizi tecnico-nautici e sugli Aiuti di Stato. Porti centro di sperimentazione e condivisione della digitalizzazione. Infine, maggiori fondi CEF per loro, che però in cambio non devono utilizzare la sacrosanta autonomia finanziaria per agevolare fiscalmente lo Stato. Sono questi i principali punti con cui ESPO disegna l'economia marittima europea dei prossimi cinque anni. Un memorandum che in vista delle elezioni europee propone al Parlamento Ue la visione dell'associazione dei porti europei, presentato nel corso della conferenza-asssemblea tenutasi per la prima volta in Italia, a Livorno il 23 e 24 maggio.

Il memorandum, in breve
Alla base ESPO ritiene che i porti vadano considerati come «facilitatori dell'ecosistema portuale». Si chiede maggiore armonia sulla regolamentazione portuale. L'autonomia finanziaria è un'architrave giuridica ed economica ma non deve trasformarsi in un'autonomia fiscale per gli Stati membri. Bisogna aumentare la quota CEF destinata ai porti e trasformare gli scali marittimi in centri di sperimentazione e condivisione dei dati digitali in ogni forma possibile; poi, garantire le Ten-T al Regno Unito in caso di Brexit e inquadrare l'Ue come interlocutore forte negli accordi commerciali con gli altri Stati. «Il memordanum spiega come i porti possono contribuire alla competitività dell'Europa», ha spiegato nel corso della presentazione Isabelle Ryckbost, segretario generale ESPO. «È più di una lista della spesa per l'Europa - continua -, i porti sono porte d'ingresso per il commercio, crocevia delle catene di approvvigionamento, sono un partner strategico per la digitalizzazione e la decarbonizzazione».

Scarso ritorno sugli investimenti
Gli investimenti portuali sono caratterizzati da un alto valore sociale e un limitato e lento ritorno degli investimenti, cosa che rende necessaria la ricerca di finanziamenti esterni. È un meccanismo complesso che se da un lato disincentiva gli investimenti privati dall'altro permette la creazione di grandi infrastrutture che, se adoperate bene e in un buon contesto di mercato, diventano molto redditizie. Purtroppo, perché mettere d'accordo 27 Stati è molto difficile, per fare tutto questo c'è bisogno di una pianificazione a lunga scadenza. Per facilitare tutto ciò, secondo ESPO è necessario armonizzare quanto più è possibile prima di tutto le regole sui servizi tecnico-nautici e le concessioni demaniali, oltre a sorvegliare i rapporti tra pubblico (autorità portuale) e privato (impresa).

Il punto sulle reti Ten-T
I porti sono connessi tra loro attraverso le strade e i binari. L'attuale rete transeuropea di trasporto, la rete Ten-T, è finanziata principalmente dal fondo Connecting Europe Facility (CEF) il cui ultimo ciclo è il 2014-2020. Il prossimo, il CEF II, scatterà nel 2021 e durerà fino al 2027. Attualmente è in fase di discussione e il Parlamento e il Consiglio Ue hanno trovato un primo accordo sul testo. Il budget verrà discusso nella seconda metà di quest'anno nel corso del Multi annual financial framework. Le reti Ten-T comprendono  nove corridoi che connettono 104 porti principali e 225 minori. Un disegno che risale al 2013 e che verrà aggiornato nel 2023

I dieci punti del memorandum
1. Servizi nautici e aiuti di Stato  ESPO chiede all'Unione europea l'armonizzazione delle regole sui servizi tecnico-nautici e gli aiuti di Stato e una maggiore sorveglianza sugli accordi pubblico-privati.

2. Governance e autonomia L'autonomia finanziaria rende complicato attuare un piano europeo per i porti perché è difficile sapere quanto resta nelle casse delle autorità portuali. È giusto che ci sia autonomia, secondo ESPO, ma questo principio non deve diventare un modo per agevolare la fiscalità dello Stato.

3. Investimenti Il sistema di finanziamento dei porti ha la caratteristica di generare scarsi ritorni sugli investimenti, cosa che di conseguenza disincentiva l'iniziativa privata. Secondo ESPO bisogna aumentare la quota del fondo CEF destinata ai porti, attualmente al 4 per cento. 

4. Collegamenti interni Un progetto portuale su cinque riguarda i collegamenti nell'entroterra. I porti devono essere maggiormente coinvolti nello sviluppo delle reti fluviali e ferroviari interne, anche nella legislazione in materia.

5. Digitalizzazione I porti devono diventare un luogo di accentramento e gestione dei dati digitali, che vanno sviluppati e allargati a sempre più ambiti, oltre a dover essere condivisi pubblicamente quanto più possibile. Per far ciò ci deve essere maggiore cooperazione doganale e marittima, a tutti i livelli.

6. Decarbonizzazione Il riferimento è la legislazione IMO in materia ambientale, un esempio di quell'armonizzazione 'dall'alto' che l'ESPO chiede sui servizi tecnico-nautici e gli Aiuti di Stato. L'ultimo aggiornamento dell'IMO in materia ambientale risale al MEPC di qualche settimana fa, che anticipa l'attuazione di nuove regole al 2023.

7. Qualità delle città portuali Decarbonizzazione dell'aria con le aree ECA, esenzione fiscale per l'alimentazione elettrica delle navi, armonizzazione sugli scarichi degli scrubber, i filtri anti-zolfo.

8. Commercio, Brexit, Cina L'Europa dovrebbe assumere un ruolo guida nel WTO, implementare l'UE-China strategic outlook 2019 firmato a marzo tra l'Unione europea e la Cina. In caso di Brexit la rete Ten-T deve rimanere garantita anche al Regno Unito.

9. Trasparenza ESPO rileva che i porti sono sempre più aperti, sia nelle relazioni commerciali che nelle politiche ambientali. 114 porti sono membri di Ecoports, un protocollo per rendere più ecologico i porti con tanto di certificato, il Port Environmental Review System (PERS)

10. Politica portuale È necessario coordinare maggiormente la politica dei trasporti con le altre politiche europee. Le autorità di sorveglianza devono considerare i porti beni strategici in un ambiente commerciale aperto.