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14 maggio 2025, Aggiornato alle 09,15
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Infrastrutture

Napoli, Karrer: "L'Authority non è delegittimata"

Il commissario spiega come stanno le cose in merito all'affidamento del Grande progetto alle Opere Pubbliche di Campania e Molise


di Paolo Bosso
 
«Si vada a vedere la legge sugli appalti pubblici, non c'è niente di strano. Ma che clima c'è qui?». Al commissario straordinario del porto di Napoli Francesco Karrer (già presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dal 2010 al 2012) non va proprio giù l'ultimo leitmotiv cavalcato dai giornali negli ultimi giorni. Una delibera dell'Autorità portuale datata 11 luglio (qui il testo completo) ha avviato una convenzione con il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Campania e Molise per la redazione e la validazione del Grande progetto del porto di Napoli, che vale in tutto 154 milioni di euro. Nello specifico, l'Authority napoletana affida al provveditorato la redazione del progetto (preliminare, definitivo ed esecutivo), le Conferenze dei Servizi, la direzione dei lavori, il controllo tecnico contabile, il collaudo tecnico-amministrativo, statico e impiantistico.
Un affidamento che, a leggere i giornali di questi giorni, ha il sapore di una delegittimazione per l'Autorità portuale di Napoli. «Lo fanno i comuni e le province – spiega il commissario – si tratta di convenzioni perfettamente rientranti nell'apparato normativo sulle opere pubbliche, è veramente assurdo che la cosa venga posta come un'anomalia». In effetti, anche a chi è a corto di nozioni giuridiche, basterebbe un minimo di intuizione per rendersi conto che la convenzione non può esautorare l'Autorità portuale di Napoli, visto che stiamo parlando del provveditorato di Molise e, appunto, Campania (nel progetto di modifica del titolo V della Costituzione c'è addirittura la proposta di allargare ulteriormente il provveditorato alle Opere Pubbliche aggiungendovi Puglia e Calabria).
Il taglio polemico dato dai giornali a questa notizia se da un lato è fuorviante e superficiale, dall'altro nasconde una verità. È assolutamente vero che l'Autorità portuale di Napoli da troppo tempo non ha più l'influenza che gli compete. Un fatto politicamente molto grave, che pesa tantissimo sulle attività di un porto che, senza un'Autorità portuale a gestione ordinaria, non può più esercitare la sua funzione, ovvero quella di ente pubblico-economico con la responsabilità di «coordinamento e controllo» dei traffici (legge 84/94). Questo fatto, però, non costituisce un "caso Napoli" ma un "caso Italia": sono nove le autorità portuali commissariate nel nostro paese. Ancona, Augusta, Cagliari, Catania, Gioia Tauro, Manfredonia, Napoli, Olbia, Piombino. Un fenomeno evidentemente sistematico più che emergenziale, una scelta politica, strategica, di gestione dell'ordinario attraverso lo straordinario. 
A polemizzare, quindi, tradendo una discreta ignoranza in materia, su quale provveditorato sia più idoneo (quello della Campania o quello del Molise, o quello della Campania+Molise?) fa perdere di vista la causa alla base dello stallo dell'Authority di Napoli: un commissariamento che va avanti da un anno e quattro mesi, iniziato il 15 marzo 2013 con Luciano Dassatti, proseguito con il comandante delle Capitanerie Felicio Angrisano, e oggi, dal 30 aprile, mandato avanti da Francesco Karrer.