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03 ottobre 2024, Aggiornato alle 09,47
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Politiche marittime

Mare, camion, energia, trasporti: il sistema è fragile

Al settimo forum di Conftrasporto le previsioni economiche e logistiche sul 2023. Il petrolio regge un mercato instabile, mentre l'Italia è in ritardo di 10 miliardi sul PNRR

(rulenumberone2/Flickr)

a cura di Paolo Bosso

Dopo un 2021 di rimbalzo e un 2022 di ripresa (in alcuni settori anche superiore ai livelli pre-pandemia), il 2023 si preannuncia poco incoraggiante se non fosco nelle previsioni economiche. La crisi energetica e l'inflazione, sostanzialmente riconducibili alla guerra in corso in Europa, stanno pesantemente influenzando la distribuzione delle merci e i loro costi. La logistica si sta riassettando su equilibri nuovi. Il settimo forum internazionale di Conftrasporto-Confcommercio, iniziato mercoledì a Roma nella sede di Confcommercio, ha discusso tutti questi temi cercando di tracciare, in una visione d'insieme, le aspettative su trasporto marittimo e stradale.

Mare
Alla base di tutto c'è la guerra in Ucraina, che ha stoppato la ripresa post-covid e ridimensionato le previsioni di crescita. L'ufficio studi di Confcommercio stima che nel 2022 il traffico marittimo in Italia dovrebbe crescere del 2,6 per cento, a fronte di un più 3,5 per cento previsto a gennaio scorso, prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L'inflazione sta abbattendo la domanda di trasporto, soprattutto in Europa e Stati Uniti, col risultato che i noli marittimi sono calati mediamente negli ultimi mesi del 60 per cento dopo oltre due anni di risalita vertiginosa, con punte superiori al cento per cento. La contrazione delle filiere avvantaggia il Mediterraneo, visto che il corto raggio e i traffici ro-ro stanno aumentando. La crescita media annua del traffico marittimo in questa regione nel sestennio 2021-2026 si aggira sul 4 per cento (incluso il Mar Nero), superiore al Nord Africa, che viaggia sul 3 per cento.

Si tracciano nuove rotte, le filiere si accorciano e il reshoring - il "ritorno in patria", la localizzazione delle multinazionali dopo decenni di delocalizzazione, come Wartsila che in Italia sta ridimensionando lo storico centro di Trieste per concentrare le attività in Finlandia - è ormai un fenomeno strutturale. L'inflazione aumenta i costi delle materie prime e l'euro tra gennaio e settembre ha perso quasi il 15 per cento del suo valore sul dollaro. Tutto questo condiziona la catena logistica internazionale, che va sotto stress, si accorcia, si congestiona e si spezzetta. Sia solo di consolazione il grosso abbassamento dei prezzi del gas degli ultimi giorni, sceso a 100 euro al megawattora (praticamente un terzo del prezzo in vigore fino a una settimana fa): come hanno sottolineato durante il convegno di Conftrasporto Paolo Magri, vicepresidente esecutivo di ISPI, e Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia, questo fenomeno andrebbe inserito in un contesto più ampio, dove il petrolio "sostiene" un mercato energetico fragile dove l'Europa in pochi mesi ha completamente ridisegnato i flussi di entrata e uscita del gas. Inoltre, i mercati finanziari si stanno spostando sulle rinnovabili e questo determinerà un marcato rincaro dei combustibili fossili in futuro, quantitativamente difficile da prevedere e su prospettive poco rosee.

Investimenti
Tutti fattori che naturalmente pesano sullo sviluppo della portualità, tra le altre cose, che in questo periodo storico si concretizza nelle enormi risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che sui porti italiani programma, combinato al Piano nazionale complementare, fino a 9 miliardi di investimenti nelle infrastrutture. Sebbene a fine settembre la Commissione europea abbia sbloccato la seconda tranche di risorse del PNRR per l'Italia, pari a 21 miliardi, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del governo ha stimato una spesa per quest'anno di 20 miliardi, contro una previsione di 33,7 miliardi. In poche parole, l'Italia è in ritardo di oltre 10 miliardi sugli investimenti programmati. E siamo solo nel 2022: il PNRR va speso entro il 2026, cosa che induce ad aspettarsi un accumulo di ritardi nei prossimi anni. Come sintetizza il vicepresidente di Confcommercio, Fabrizio Palenzona, «l'impennata dei costi nei materiali da costruzione e la bassa capacità di spesa rischiano di vanificare le opportunità del PNRR».

C'è qualcosa che se la sta cavando bene? L'e-commerce, che quando eravamo chiusi in casa durante il primo lockdown della primavera 2020 è prima esploso e poi non ha smesso di crescere. Nel 2020 la crescita dei servizi annessi è stata del 26 per cento, nel 2021 del 21 per cento, secondo i dati del Politecnico di Milano. Di conseguenza crescono i servizi logistici correlati, quelli in conto terzi, che a livello mondiale nel 2021 hanno raggiunto un volume di 950 miliardi di dollari e quest'anno dovrebbero crescere intorno all'8 per cento. Nel 2030, previsioni da prendere con le pinze ma indicative della prospettiva, si dovrebbe arrivare ai 2 mila miliardi di dollari di domanda. Tutto bene, quindi? No, perché mancano gli autisti per trasportare coi mezzi pesanti l'ultimo miglio di questa merce, anche se qualcosa sta cambiando.

Autotrasporto
Il contesto in Italia è quello di un autotrasporto con meno padroncini e più società di capitali: i primi sono in calo di circa un terzo, mentre i secondi crescono quasi del 60 per cento quest'anno. Ma la mancanza di autisti è cronica, ovvero è un fenomeno iniziato anni prima della pandemia e interessa tutti i paesi industrializzati. Solo in Europa ne mancano all'appello circa 400 mila. I paesi che soffrono di più sono il Regno Unito (meno 100 mila), la Germania e la Polonia (meno 80 mila). In Italia il buco dovrebbe aggirarsi sulle 40 mila persone. Ma ci sono dati incoraggianti. Il numero delle patenti specializzate, la CQC, è in crescita: nel 2015 l'Italia ne ha rilasciate 4,486, nel 2021 circa 14 mila e quest'anno il numero dovrebbe essere leggermente più alto. Le patenti C rilasciate dovrebbero aggirarsi sulle 20 mila quest'anno, rispetto alle 15 mila del 2015. La CQC è una patente costosa e una spinta ulteriore dovrebbe arrivare dal "buono patente" approvato quest'anno dal governo Draghi, un voucher che copre fino all'80 per cento della spesa per ottenere le patenti CQC, C, D ed E. 

In conclusione, guardando al 2023, ci si aspetta una frenata generale dell'economia e dei trasporti, una forte riduzione dei volumi merce e un calo fisiologico dei passeggeri, in un contesto in cui tutti questi elementi si stanno riorganizzando nella produzione e nella distribuzione. Per questo Conftrasporto chiede al governo nuovi stanziamenti per l'autotrasporto da affiancare agli ulteriori 85 milioni previsti nel 2022, e il reimpiego dei residui delle risorse stanziate contro il caro gas naturale liquefatto per spostarli su comparti che hanno maggiore bisogno.

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