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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Politiche marittime

Emissioni, l'ICS: "Limiti allo zolfo dal 2020"

L'International Chamber of Shipping spinge per anticipare di cinque anni il regolamento IMO sul tenore di zolfo nel combustibile marino. "Ma l'Ue non vuole armonizzarsi"


Andrebbero anticipate di ben cinque anni le nuove stringenti normative anti-inquinamento messe in campo dall'International Maritime Organization (IMO), quelle che non oltre il 2025 obbligheranno gli armatori di tutto il mondo a viaggiare con un tenore di zolfo nel combustibile marino non superiore allo 0,5%.
 
Tra cinque anni anziché dieci, nel 2020 quindi. A chiederlo, anzi a ribadirlo, l'International Chamber of Shipping (ICS), l'associazione di rappresentanza dello shipping (80% mondiale) in seno all'ONU, nel corso della riunione del suo consiglio tenutasi nei giorni scorsi a Londra. «L'industria dello shipping e della raffinazione del petrolio non possono pensare che la data del 2025 sia stata scelta soltanto perché il settore non è ancora pronto per iniziare subito». La verità, secondo il presidente ICS Masamichi Morooka, è che «bisogna attuare la normativa nel 2020, a prescindere dagli effetti che la mancata disponibilità di combustibile adatto provocherà sui costi del trasporto». 
 
Il carburante con poco zolfo costa 50 miliardi di dollari in più 
La normativa IMO in questione è l'allegato VI della convenzione MARPOL (Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi). Vieta alle navi di navigare con un tenore di zolfo superiore allo 0,5%. Si calcola che una volta in vigore aumenterà i costi del carburante marino di oltre 50 miliardi di dollari l'anno. Prevede un rinvio al suo ingresso al massimo fino al 2025, sia per dare il tempo all'industria di attrezzarsi, sia per osservare quale sarà l'evoluzione sull'approvvigionamento petrolifero. Su questo punto c'è uno studio IMO che non sarà pronto prima della fine del 2018. Ma secondo l'ICS questo studio potrebbe essere terminato prima, se non fosse che «gli Stati membri dell'IMO si rifiutano di accelerarlo». «Se i problemi di approvvigionamento di carburante dovrebbero aumentare per il 2018, per quella data sarà troppo tardi intervenire» afferma Morooka. Pertanto è chiaro per l'ICS che la decisione degli Stati membri sia prettamente politica piuttosto che ambientale.
 
"L'Europa si deve armonizzare" 
La posizione di ICS è influenzata dal fatto che l'Ue ha già deciso, a prescindere da qualsiasi decisione dell'IMO, di posporre al 2025 il regolamento, applicando un limite dello 0,5% per le navi che navigano entro le 200 miglia dalla costa degli Stati membri Ue. «Questo creerebbe uno stretto corridoio lungo la costa del Nord Africa in cui le navi potrebbero continuare a bruciare meno costoso combustibile al 3,5% di tenore». Visto che uno scenario del genere sarebbe il caos, ICS è convinta che alla fine anche l'Ue si allineerà alla posizione dell'associazione per anticipare il regolamento al 2020.

Il problema però è che l'Ue vuole adottare la normativa IMO regionalmente, Stato per Stato. Una decisione che secondo Morooka «avrà importanti implicazioni sulla proposta IMO di creare un sistema globale di monitoraggio delle emissioni, che al momento sta procedendo bene». Secondo il presidente ICS la scelta dell'Europa indebolisce le stesse regole IMO visto che gli Stati che le devono applicare si rifiutano di collaborare negli studi che riguardano le emissioni e la disponibilità di carburante in futuro.
A maggio riprenderanno i negoziati del Marine Environment Protection Committee dell'IMO. Per l'ICS sarà l'occasione per l'Europa di armonizzare le sue regole con quelle dell'International Maritime Organization. Per l'associazione dello shipping dietro la decisione dell'Ue di applicare regionalmente e non "federalmente" le regole IMO c'è la volontà di istituire un sistema di indicizzazione obbligatoria dell'efficienza della nave, con sanzioni al livello finanziario, in un modo che potrebbe provocare una seria distorsione del mercato.