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18 maggio 2024, Aggiornato alle 18,37
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Politiche marittime

Dragaggi, l'Ambiente: "Un decreto entro l'estate"

Lo annuncia il sottosegretario Silvia Velo, con l'intenzione di affrontare una volta per tutte la questione SIN


Un decreto ministeriale entro la fine dell'estate che sancisca una normativa uniforme per dragare i porti in qualsiasi regione d'Italia. Lo ha annunciato il sottosegretario al ministero dell'Ambiente, Silvia Velo (foto), intervenendo oggi al convegno sul tema organizzato a Roma da Federazione del mare, Assoporti e Federagenti. Per il sottosegretario Velo, in assenza di un via libera delle Regioni sarà inevitabile procedere con un provvedimento del Consiglio dei ministri. Infatti un decreto sui dragaggi era già stato presentato a dicembre scorso, ma si è poi arenato a causa del mancato parere positivo delle Regioni.

Normative sedimentatesi negli anni, vincoli ambientali sovradimensionati, equiparazione delle sabbie dei fondali ai rifiuti nocivi di terra e inserimento di alcuni tra i principali porti della penisola nella lista dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) hanno provocato lo stallo delle operazioni di dragaggio in Italia. Una questione annosa, legata a una legislazione che rende l'opera dei dragaggi straordinaria e lenta quando dovrebbe essere ordinaria e celere. Una situazione che determina un «interramento dei fondali», come l'hanno definito le tre associazioni, piuttosto che un motore di sviluppo, che «minaccia di paralizzarne completamente l'operatività». 

Uno dei punti da sciogliere riguarda i SIN. Golfi, spiaggie, parchi marini che dovendo essere sottoposti prima a bonifica globale non permettono, li dove ci sono porti, l'avvio di opere di escavo all'accesso e alle banchine. A giugno dell'anno scorso il sostituto procuratore di Udine Viviana Del Tedesco propose di abolirli.
 
Lo stato dei porti 
«Negli ultimi anni abbiamo visto i porti italiani perdere 40 milioni di tonnellate di merci» spiega il presidente della Federazione del Mare Umberto Masucci. «In parte ciò è legato al ciclo economico, ma in parte è significativo della perdita di competitività dei nostri porti e l'innalzamento dei fondali ne è uno dei fattori. Né si può trascurare il fatto che anche importanti aree portuali dedicate alla cantieristica navale, specie nell'Adriatico, presentano ormai situazioni critiche. Allo stato attuale, per le prove in mare delle navi dei cantieri di Marghera o Ancona, occorre attendere le giuste condizioni di venti e di marea, il che condiziona la programmazione produttiva in una fase critica del processo quanto a gradi di libertà e ritardi ammissibili. Inoltre, gli elevati costi di smaltimento dei materiali di risulta riducono la competitività dei nostri cantieri. Il problema dei dragaggi non riguarda solo i porti commerciali e cantieristici, ma anche quelli impiegati dalle imbarcazioni da diporto e pescherecce, in larga parte porti-canale per i quali i problemi di autorizzazione al dragaggio sono particolarmente acuti e caratterizzati da ritardi ultradecennali. Accanto ai gravi problemi di tali strutture ci sono poi quelli analoghi dei marina turistici, i quali sono l'ossatura della rete infrastrutturale del Paese nel turismo nautico più ricco e rappresentano il 25% dei 160mila posti-barca esistenti in Italia». 
 
Nel ricordare come l'Italia sia incorsa in materia in numerose procedure di infrazione comunitarie (anche quando la stessa Ue consente dragaggi quotidiani nei porti nord europei, è emerso dal convegno) Velo ha detto che il ministero sta studiando un regolamento, pronto non prima della fine della prossima estate, che sfoci in un decreto di concerto tra quattro ministeri e renda più semplici e adeguate con le innovazioni scientifiche acquisite, la verifica dell'inquinamento, la riperimetrazione dei siti e quindi i dragaggi.

Tutte queste questioni sono state raggruppate in un protocollo di intesa tra Assoporti, Federagenti e Federazione del Mare. Chiedono una normativa «valida e applicabile in tutti i porti del paese – si legge in un comunicato congiunto - che tenga conto degli enormi progressi scientifici nella catalogazione dei detriti, delle sabbie e dei fanghi sui fondali marini. Dall'altro una riperimetrazione delle aree Sin, i siti di interesse nazionale, che dovrebbero, sulla base delle misure amministrative in atto, essere integralmente bonificati quando invece esistono soluzioni pratiche di salvaguardia dell'ambiente che consentano ai porti di ospitare le navi».

I problemi
• Impossibilità dei dragaggi, ordinari e straordinari, in particolare nei porti che operano nel mercato container
• Normativa incompleta e disorganica basata su un approccio meramente cautelativo che prescinde dall'effettiva pericolosità dei sedimenti
• Definizione di oltre il 50% dei porti nazionali come Siti di Interesse Nazionale e in quanto tali considerati, senza riprove scientifiche e verifiche dettagliate, altamente inquinati
• Obbligo di bonifica globale con costi insostenibili e in ogni caso mai attuata
• Normative non coerenti per il riutilizzo dei materiali scavati dai fondali del porto

Interventi governativi chiesti dal cluster
• Proclamare l'emergenza nazionale relativa alla progressiva chiusura dei porti
• Varare una normativa uniforme valida per tutti i porti e non condizionabile dalla scelte delle singole amministrazioni locali
• Stabilire i criteri con cui circoscrivere le aree realmente inquinate
• Mappa dei dragaggi più urgenti