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Politiche marittime

Crociere, solo due compagnie raggiungono Venezia

L'associazione internazionale della crocieristica CLIA è preoccupata per la mancanza di approdi alternativi strutturali e di indicazioni chiare dal governo

(Pedro Szekely/Flickr)

A quasi tre anni dal divieto per le grandi navi da crociera di transitare nei canali del centro della città, l'associazione internazionale CLIA si dice «seriamente preoccupata del futuro della crocieristica a Venezia e, di conseguenza, in tutto l'Adriatico». Attualmente il porto - secondo scalo crocieristico dopo Civitavecchia fino a pochi anni fa - è raggiungibile dai passeggeri a bordo della navi da crociera tramite una serie di approdi temporanei a Chioggia e Monfalcone, e in alcuni casi anche da Trieste. L'Autorità di sistema portuale di Venezia sta lavorando a una serie di proposte, tra progetti e studi di fattibilità, ma le compagnie, in mancanza di una tempistica certa sono preoccupate per il rischio che salti la pianificazione e le compagnie crocieristiche più importanti semplicamente scelgono di non raggiungere più Venezia, danneggiando il mercato dell'Adriatico.

«Al momento – afferma Francesco Galietti, direttore di CLIA Italia - solo due compagnie, tra mille difficoltà e con grande sforzo economico, logistico e organizzativo, hanno deciso di confermare i loro scali ma se gli impegni non dovessero essere rispettati non è escluso che lascino definitivamente la città. Questo vorrebbe dire sia perdere lo status di homeport da parte di Venezia, cioè di porto capolinea, sia un calo strutturale del traffico crocieristico e quindi del turismo in tutto l'Adriatico, visto che la città lagunare rappresenta da sempre un polo di attrazione. L'attuale mancanza di certezze ha indotto molti armatori a dirottare le proprie navi su altri scali e altri Paesi».

«Continuando così - afferma Roberto Alberti, SVP & Chief Corporate Officer di Costa Crociere - si rischia di mettere a repentaglio il valore economico e occupazionale che le crociere generano sul territorio», che «comprende anche altre città italiane: infatti, da Venezia dipende l'intero bacino crocieristico dell'Adriatico. Per questo auspichiamo che in tempi brevi tutte le parti coinvolte, a cominciare dalle compagnie e dalle autorità locali e nazionali, possano sedersi intorno a un tavolo e trovare una soluzione definitiva».

La preoccupazione del comparto, rappresentato dalla Cruise Line International Association, in cui confluiscono tutte le principali compagnie crocieristiche internazionali (da Royal Caribbean a Costa Crociere ed Msc Crociere, per esempio), è che allo stato attuale non è stata ancora avviata la costruzione di un terminal crociere subito fuori il centro della città. «Sono quasi tre anni – afferma Galietti - che l'intero comparto è costretto ad operare in una situazione di incertezza e precarietà, visto che gli impegni assunti dal governo italiano nel 2021 rispetto ad un piano alternativo per la crocieristica non sono finora stati rispettati o implementati. Purtroppo, ancora una volta, una situazione provvisoria rischia di diventare permanente e questo penalizza l'intero settore del turismo crocieristico, comparto che opera sempre con largo anticipo e con rigorosa programmazione. Agire senza certezza di quale sarà la situazione nei prossimi anni mette a rischio la presenza delle crociere a Venezia».

A partire dal primo agosto del 2021 è vietato l'ingresso delle navi da crociera nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca di Venezia. Il divieto di transito riguarda per la precisione le navi oltre le 25 mila tonnellate di stazza, e ha lo scopo principale di preservare l'ambiente naturale di Venezia. Le navi oltre una certa stazza, per esempio, con l'azione delle eliche possono "soffiare" via tanta sabbia da scoprire le fondamenta dei palazzi costruiti lungo i canali. 

Il divieto di transito delle grandi navi a Venezia parte da lontano, dal decreto "anti-inchini" di marzo 2012 del governo Monti, scritto un mese dopo l'incidente della Costa Concordia. Stabiliva limiti simili – un po' più larghi per la precisione, 40 mila tonnellate di stazza - ma non è mai stato applicato per la mancanza di approdi alternativi e per non mettere in seria difficoltà un importante indotto economico-turistico di Venezia. Per questo, il decreto approvato a luglio del 2021, quello che vieta il transito in centro città dal primo agosto 2021, stanzia 157 milioni di euro per realizzare strutture provvisorie di approdo e accoglienza nell'area di Marghera, affidate poi in gestione a Venezia Terminal Passeggeri, gestore che vedrà scadere naturalmente la concessione della stazione marittima di Venezia nel 2026.

Il divieto di approdo a Venezia risale a luglio del 2021 (anche se in realtà il primo decreto del genere è il cosiddetto decreto "anti-inchini" del 2012) e vieta il transito delle grandi navi da crociera nel Canale della Giudecca, quello che passa davanti San Marco. Lo scopo di questi decreti (il decreto "anti-inchini" nasce dopo l'incidente della Costa Concordia, ma non è stato mai del tutto applicato, se non in alcuni momenti, proprio per mancanza di approdi alternativi) è quello di aumentare la sicurezza della navigazione nei canali di Venezia, preservandone la loro sostenibilità strutturale e ambientale.

«Le compagnie – conclude Galietti - hanno sempre ribadito, ben prima del 2021, di essere favorevoli a non transitare più dalla Giudecca e hanno chiesto con convinzione la predisposizione di una soluzione alternativa, ma finora non è stato avviato nessun confronto concreto. Le crociere rappresentano meno del 2% del traffico in Laguna, ma sono il settore tecnologicamente più avanzato e innovativo del comparto marittimo. Anche per questo – conclude Galietti – possono fornire un contributo importante a sviluppare soluzioni che siano contemporaneamente in grado di preservare l'ecosistema lagunare e lo sviluppo economico sostenibile della città. Inoltre, mettere in discussione la permanenza delle crociere a Venezia equivale a mettere in discussione anche l'intera esistenza della portualità veneziana».

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Tag: venezia - crociere