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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Logistica

Abbattere i gas serra: la logistica è hard to abate

Un terzo dei viaggi terrestri è a vuoto. Le commesse medie non durano più di due anni e la catena di trasporto è lunga, arrivando fino in Asia. L'Agorà Confetra discute di politiche ambientali

(Rab Lawrence/Flickr)

di Paolo Bosso

Quasi un terzo (30%) dei viaggi per trasportare la merce nel territorio italiano è fatto di container e cisterne vuote. Sono pieni di merci circa la metà dei viaggi. Un dato non dissimile da altri Paesi industrializzati. «La merce più trasportata è l'aria», afferma Ennio Cascetta, ordinario di Infrastrutture e Trasporti all'Universitas Mercatorum, intervenuto insieme ad altri esperti del comparto all'Agorà Confetra, l'assemblea annuale della confederazione delle imprese logistiche italiane accreditata al Cnel. 

Tanto trasporto e poca merce, quindi, cosa che cozza con le politiche ambientali che con la COP26, conclusasi il 12 novembre a Glasgow, ha aggiornato gli accordi internazionali. «Le emissioni di trasporto delle barrette di cereali sono il doppio rispetto alla loro produzione», continua Cascetta. «Emettiamo ormai molto di più per traspostare che per produrre». Inoltre, la catena logistica si è allungata. Come ha sottolineato Massimo Deandreis, direttore del centro studi SRM di Intesa San Paolo, sette partner commerciali delle compagnie marittime che scalano in Italia hanno base al di là di Suez, verso l'Asia. La catena logistica è lunga ed è molto difficile ridurla. Per questo, come sottolinea Cascetta, la logistica è hard to abate, perché la sua competizione «è basata sui costi, indipendentemente da quanto si inquina, e l'organizzazione è basata sulla pianificazione degli acquisti». 

L'ambientalismo ha senso se si inquina poco quando si produce energia pulita, un argomento che negli ultimi mesi è entrato nel dibattito pubblico. E al momento siamo lontani da questa realtà. Sulla base dei dati dell'Universitas Mercatorum, emerge come solo il 36 per cento dell'energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili. Per questo, è complicato prevedere quale combustibile verde sia più adatto per le navi o gli autocarri. Per quanto riguarda l'autotrasporto italiano, inoltre, il ritmo della transizione è molto lento: solo il 4 per cento del parco è rinnovato ogni anno. Di questo passo, per rinnovarlo tutto ci vorrebbero all'incirca 25 anni.

In tutto questo, i porti italiani dal 2016 non sono più solo banchine ma piazzali, siti industriali, poli logistici, stazioni ferroviarie. «Siamo sistemi portuali, non porti. Ci sono i magazzini, le industrie, le zone franche. Non sono più elementi separati», afferma il presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Orientale, Zeno D'Agosino. «Il compito dell'autorità portuale è armonizzarli. Trieste movimenta il 56 per cento delle merci su ferrovie. Il terminal ro-ro  è al 39 per cento. Livelli superiori a quelli richiesti dall'Europa, che fissa per il 2050 una quota del 50 per cento. In un momento caotico come questo la pubblica amministrazione deve prendere in mano la situazione e diventare regolatore e governatore di questi cambiamenti».

«L'ambientalismo non è solo riduzione delle emissioni ma, come emerso dalla COP26, anche adattamento al cambiamento climatico, cioè mettere in sicurezza le infrastrutture, così da non rischiare che mentre costruiamo nuove opere alcune di quelle vecchie vengono giù», afferma il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. «Sette mesi fa – spiega - abbiamo costituto due commissioni scientifiche, uno sull'impatto dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture, un altro sulla finanziarizzazione delle opere».

La maggior parte dei contratti di trasporto durano tra uno e due anni. Quale impresa, se non una che trasporta materiale essenziale come cibo - «o viti», come afferma Cascetta - può investire e pianificare sulla transizione energetica sulla base di commesse così brevi? 

Quanto si trasporta in Italia per chilometro? È complicato stabilirlo perché i dati sono discordanti. Alcune stime parlano di 128 miliardi di tonnellate/km all'anno, altre 179 miliardi. L'ultimo riferimento, da Confcommercio, parla di 304 miliardi di tonnellate per chilometro. Le ferrovie circa 40 miliardi di tonnellate. È tendenzialmente una domanda di trasporto di breve percorrenza, per questo non può essere trasportata in altri modi se non tramite i mezzi pesanti. Solo una piccola parte supera i 300 chilometri di distanza. «Per questo – sottolinea Cascetta - è hard to abate». Il Paese è costruito sulle autostrade: il 60 per cento delle industrie (dati Universitas Mercatorum) è a meno di 5 chilometri dall'imbocco autostradale.

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