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04 agosto 2025, Aggiornato alle 15,27
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Logistica

I dazi spingono l'Italia sui mercati asiatici e sudamericani | L'analisi di Confetra

Tra macchinari speciali, mezzi di trasporto e prodotti di lusso, il Paese potrebbe ridirezionare l'export produttivo verso altre regioni


"L'introduzione di dazi nel commercio internazionale produce sempre ricadute negative, che si comprendono nella loro interezza solo nel medio-lungo periodo. Ritengo, però, che questa vicenda abbia prodotto un elemento positivo, ovvero il dibattito che si è aperto per superare le criticità italiane ed europee al fine di limitare i danni che i dazi potranno produrre". Così Carlo De Ruvo, presidente Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica.

De Ruvo si riferisce alla possibilità per l'Italia di potenziare gli interscambi commerciali verso l'Asia, la Turchia e i paesi dell'america meridionale (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela, Cile, Ecuador, Perù, Bolivia). "Non si può più guardare solo all'Alleanza Atlantica – afferma il presidente di Confetra - ma occorre aprire i propri orizzonti verso l'Asia, innanzitutto, senza dimenticare la Turchia, che cresce di oltre il 3% annuo, e il MERCOSUR [il mercato comune dell'america meridionale]. Tutto ciò rappresenta un'opportunità ancor più interessante se guardiamo alle categorie merceologiche maggiormente richieste da questi paesi, poiché sono quelle in cui l'Italia eccelle: macchinari per uso speciale, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto e prodotti di lusso".

Per sostenere economicamente questo potenziamento (o riorganizzazione) degli interscambi commerciali, "società come ICE e SACE – continua De Ruvo - hanno in questo momento un ruolo strategico enorme poiché devono invogliare ed accompagnare le imprese italiane, grandi medie e piccole, su questi mercati, aiutandole a conoscere nuove realtà e ad allacciare rapporti commerciali stabili con nuovi partner".

"II Fondo Monetario Internazionale – prosegue De Ruvo - ha recentemente pubblicato gli aggiornamenti relativi alle previsioni di crescita del PIL nel 2025 e 2026 ed emerge che, se l'Unione europea cresce rispettivamente dell'1,% e 1,2% (l'Italia 0,5% e 0,8%) il ritmo di paesi come l'India e la Cina è di oltre il 6% ed il 4%. Sono queste le economie a cui l'Italia deve guardare per superare possibili cali di export legati al mercato USA. I margini di crescita in termini di esportazioni per il nostro Paese sono elevati se si pensa che meno dell'1% del nostro export ha come destinazione l'India e solo il 2,5% la Cina. Se poi ci confrontiamo con i nostri principali partner europei – Germania e Francia – si evidenzia come del totale delle merci importate in Cina, il 2,6% sia tedesco, l'1% francese e lo 0,7% italiano. Analogamente per l'India, ancora una volta la Germania fornisce il 2,6% delle merci importate, l'Italia lo 0,9% e la Francia lo 0,8%".

Infine, cosa dovrebbero fare l'Italia e l'Unione europea per favorire lo sviluppo dei mercati asiatici e sudamericani? Secondo Confetra è necessario "chiudere gli accordi di libero scambio in corso ed eliminino tutte quelle barriere che ne ostacolano la competitività, a partire da:

· mercato energetico, è necessaria una politica europea unica affinché siano eliminate quelle asimmetrie che fanno sì che il costo dell'energia in Italia sia maggiore del 60% rispetto a Francia e Spagna e del 20% rispetto alla Germania;

· mercato unico dei capitali, dal 2014, anno in cui se ne è iniziato a parlare poco si è fatto mentre sarebbe necessario rilanciare il mercato europeo delle cartolarizzazioni, rafforzare la partecipazione degli investitori al dettaglio e una maggiore centralizzazione della vigilanza sui mercati dei capitali. È necessario favorire l'accesso delle PMI ai mercati dei capitali e incentivare l'indirizzamento del risparmio privato ai mercati;

· favorire l'innovazione creando ecosistemi industriali all'avanguardia e soggetti industriali di rilevanza globale (nelle prime 10 aziende del mondo per capitalizzazione non c'è nemmeno una UE). Per farlo, occorre anche prevedere degli incubatori di start up, finanziando l'innovazione;

· miglioramento delle infrastrutture di frontiera, le criticità che si registrano sui valichi alpini sono una barriera per il nostro export e una tassa invisibile per le merci italiane. Registriamo criticità un po' su tutti i fronti: il tunnel del Monte Bianco con frequenti chiusure per manutenzione, il Fréjus che ha appena riaperto, il Brennero con le gravi limitazioni che impongono le autorità austriache. Occorre lavorare come Italia ed Europa per la loro rimozione.

Tag: economia