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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

Yacht e imbarchi, Parlamento normalizza i marittimi extra-Ue

Il visto di lavoro viene esteso anche ai lavoratori imbarcati su navi straniere in sosta senza data di partenza, correggendo un'anomalia che limitava l'indotto estivo del chartering e della cantieristica navale

(Bernard Spragg. NZ/Flickr)

Un primo passo, secondo gli operatori, ma importante. Con un emendamento al decreto legge 21 di marzo 2022 Il Parlamento ha approvato una norma che permette il rilascio di un visto di soggiorno ai lavoratori extracomunitari imbarcati per lavoro su yacht stranieri. Un problema che rischiava di compromettere il regolare flusso di equipaggi nella stagione estiva alle porte, e con esso i guadagni degli armatori e dell'indotto. 

La norma approvata dal Parlamento permetterà ai marittimi stranieri di un Paese non membro dell'Unione europea di ottenere un visto di lavoro, mentre fino ad oggi si poteva contare solo sul visto turistico di tre mesi. Il problema nasce dalla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 5 febbraio 2020, relativa all'apposizione del timbro in uscita sui documenti di viaggio dei marittimi a bordo di navi ormeggiate in acque Ue, negando il visto all'imbarco di unità che sostavano da lungo tempo e delle quali non era nota la data di partenza. Tuttavia, il principio era stato esteso anche alle unità in transito temporaneo o sosta per lavori ed era attualmente applicata a macchia di leopardo. Una limitazione che non investe quindi solo il chartering ma anche la cantieristica, le attività di riparazione e, volendo, anche i marittimi imbarcati sui mercantili, anche se per loro l'inquadramento contrattuale non stagionale e la regolarità degli approdi dei mezzi su cui sono imbarcati non li espone a questa problematica.

La norma approvata dal Parlamento «Serve per tamponare ma non a superare l'emergenza che si è creata nel nostro settore, a causa del massiccio abbandono dell'Italia da parte degli armatori stranieri, conseguenza dell'interpretazione adottata a luglio del 2021 dall'Italia ma non uniformemente dagli altri Paesi europei», afferma Giovanni Costaguta, presidente di Genova For Yachting. L'associazione - così come altre quali Confindustria Nautica, Assarmatori e Federagenti - chiede di risolvere il problema alla radice con «una nuova e corretta interpretazione, anzitutto in sede italiana ma auspicabilmente anche in sede europea, della sentenza che ha dato origine al tutto», ripristinando anche in Italia il regime di libera circolazione». 

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