|
adsp napoli 1
28 marzo 2024, Aggiornato alle 09,52
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

unitraco2
Politiche marittime

Una carbon tax per aiutare i paesi in via di sviluppo

Secondo un rapporto Oxfam-Wwf il trasporto marittimo inquina più di un singolo paese europeo come la Germania. Da qui la proposta delle associazioni di imporre un prezzo del carbonio di 25 dollari per tonnellata di bunker


Tempi duri per le emissioni da parte delle navi. Tra nuove convenzioni Marpol allo studio per il 2013, conferenze sul clima (la prossima sarà quella dell'Onu alla fine dell'anno a Durban in Sudafrica) e norme europee il trasporto marittimo sta facendo i conti con un deciso cambio di strategia internazionale che vincolerà sempre più la navigazione e la costruzione di nuove unità. L'ultima iniziativa viene dall'Oxfam (confederazione di 15 organizzazioni umanitarie) che insieme al Wwf hanno stilato un rapporto indirizzato all'Unione Europea. "E' arrivato il momento di un accordo" recita il rapporto che si intitola, appunto, "Out of the Bunker - Time for a fair deal on shipping emission" (Fuori dal bunker - è tempo per un accordo equo sulle emissioni del trasporto marittimo). Tutto si fonda sulla carbon tax, argomento noto a chiunque mastichi di normative ambientali (infatti sarà uno degli argomenti di discussione della conferenza Onu di Durban). È una tassa da applicare sull'anidride carbonica emessa dai motori, in questo caso specifico dalle navi adibite al trasporto marittimo. Secondo il rapporto le emissioni totali in questo comparto sono circa il 3% delle emissioni globali, superiori al totale delle emissioni provenienti dalla Germania e circa il doppio di quelle dell'Australia. Una sola nave è in grado di produrre più emissioni in un anno rispetto a molti piccoli stati insulari. Risulta quindi moplto vantaggioso applicare la carbon tax in questo settore. Oxfam e Wwf propongono così l'applicazione di un prezzo del carbonio di 25 dollari per tonnellata di bunker, misura che aiuterebbe a ridurre le emissioni e a generare 25 miliardi dollari all'anno entro il 2020. Il finanziamento potrà essere utilizzato sia per compensare i paesi in via di sviluppo per le spese di importazione marginalmente più elevate che potrebbero derivare dal prezzo del carbonio, sia per fornire più di 10 miliardi di dollari all'anno al Fondo verde per il clima (Gcf).
Secondo il rapporto, il prezzo del carbonio aumenterebbe i costi del commercio globale dello 0,2% - l'equivalente di soli 2 euro per ogni 1000 euro scambiati. Il Sudafrica, i cui costi di importazione potrebbero aumentare dello 0,14% come risultato della manovra, potrebbe ricevere un risarcimento pari a circa 200 milioni di dollari all'anno, mentre il Bangladesh, i cui costi di importazione dovrebbero aumentare di 0,19% dovrebbe ricevere 40 milioni di dollari all'anno, in aggiunta alle entrate provenienti dal Fondo verde per il clima.
«L'Europa - ha detto Elisa Bacciotti, di Oxfam Italia - non ha bisogno di agire unilateralmente sulle emissioni dei trasporti marittimi. La Ue è perfettamente in grado di arrivare a un accordo equo e globale. È tempo per il trasporto marittimo di diventare parte della soluzione del cambiamento climatico, non una grossa parte del problema».
«La conferenza sul clima di Durban quest'anno - ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile della politica climatica ed energetica del Wwf Italia - offre l'occasione ideale per un accordo globale sul trasporto marittimo. Questo dovrebbe essere uno dei pilastri per un pacchetto di risultati forti da raggiungere a Durban, in grado di mettere il mondo sulla strada per evitare cambiamenti climatici dirompenti».