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10 dicembre 2024, Aggiornato alle 20,43
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Logistica

Tra Novorossiysk e Augusta noli marittimi raddoppiati

L'ultimo studio di Assolombarda analizza i rincari che sta subendo la logistica da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, soffermandosi sul primo trimestre dell'anno

Il memoriale della Seconda guerra mondiale, "Malaya Zemlya", nel porto di Novorossiysk (Oscar W. Rasson/Flickr)

La guerra in Ucraina ha esacerbato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese. Vediamo nel dettaglio come tutto questo sta impattando sui noli marittimi, la logistica in generale e i tempi di consegna, tramite l'ultimo studio di Assolombarda.

L'invasione dell'Ucraina ha determinato rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti, con riferimento sia alle petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mediterraneo, sia alle navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero. I rincari locali connessi alla guerra per il momento non incidono sugli indici aggregati, con i costi di spedizione globali che proseguono a muoversi lungo i trend precedentemente in atto (stazionarietà su alti livelli dei costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container, alta volatilità per le portarinfuse). Al momento, i rincari nei costi di spedizione delle merci interessano in particolare le rotte navali limitrofe ai territori colpiti dal conflitto, mentre gli indici complessivi globali proseguono lungo i trend precedentemente in atto. Nello specifico, i noli per le petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mar Mediterraneo sono schizzati appena dopo l'avvio dell'invasione, in particolare la rotta da Novorossiysk ad Augusta è salita del 96 per cento nella settimana tra il 21 e il 28 marzo, rispetto a gennaio 2020, mentre nelle settimane prima del conflitto era sotto i livelli pre-Covid, inferiori del 23 per cento. Forti incrementi dei noli si misurano anche per le navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero, specialmente quelle che partono dai porti di Novorossiysk (+178% dal pre Covid) e Azov (+189% la rotta diretta in Turchia e +138% in Egitto). Si tratta comunque di rotte regionali, i cui rincari per il momento non incidono sugli indici aggregati globali, che mantengono un profilo in linea con i trend precedenti l'inizio della guerra: i costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container si confermano sugli alti livelli di inizio 2022 e continua il rialzo recente per le navi portarinfuse.

L'indice dei noli marittimi di navi container si conferma su livelli molto elevati: nella settimana tra il 21 e il 28 marzo l'indice si è attestato sopra il pre-Covid (che corrisponde a gennaio 2020) del 508 per cento superiore, in linea con il più 526 per cento registrato nelle settimane pre-conflitto (1-23 febbraio). 

I noli riferiti alle navi portarinfuse secche, dopo il calo tra fine 2021 e inizio 2022, sono tornati a salire da febbraio (+319% nel periodo 1-23 febbraio rispetto al pre-Covid) proseguendo anche a marzo (+445% nella settimana 21-28 marzo 2022). 

Per quanto riguarda i costi delle spedizioni aeree, il prezzo delle principali rotte aree intercontinentali nella settimana tra il 21-28 marzo 2022 è superiore del 153 per cento sopra al pre Covid su livelli lievemente superiori al più 145 per cento del periodo pre conflitto.

Passando all'allungamento dei tempi di consegna, la crisi in Ucraina si inserisce in un quadro della logistica già caratterizzato da forte incertezza: lungo tutto il 2021 i ritardi nelle catene di fornitura si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio. Ma a marzo 2022, con lo scoppio della guerra, i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l'area euro.

Un secondo focus della ricerca di Assolombarda riguarda i prezzi delle materie prime che, a oltre un mese dall'inizio del conflitto, si mantengono su livelli più alti di quelli di inizio febbraio 2022 e soprattutto ben superiori rispetto al periodo pre pandemia. Il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco di inizio marzo, al 28 marzo si attesta sui 102,5 euro per megawattora, registrando un più 818,2 per cento rispetto a gennaio 2020; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79,0%); forti tensioni si confermano anche per i prezzi di frumento e mais (+89,4% e +96,2%), olio di girasole (+182%) e per il fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+396%). L'acciaio non riesce a riassorbire l'aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3%); il prezzo del nichel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%).

A marzo si evidenzia un nuovo allungamento dei tempi di consegna delle merci. La crisi in Ucraina si inserisce in una situazione della logistica già di forte incertezza. Infatti, per tutto il 2021 le imprese manifatturiere del Nord-ovest hanno risentito in misura sempre più intensa di ritardi nelle catene di fornitura: se a inizio 2020 solo il 5,4 per cento delle imprese dichiarava di subire allungamenti nei tempi di consegna, nel primo trimestre 2022 la percentuale è al 14,8 per cento. Rispetto a fine 2021, la situazione media dell'ultimo trimestre risulta in miglioramento, ma se nei mesi di gennaio e febbraio i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche hanno comportato un parziale riassorbimento delle tensioni, a marzo 2022 gli effetti del conflitto sono evidenti sulla logistica di tutta l'Eurozona.

A oltre un mese dall'inizio del conflitto, i prezzi delle materie prime si mantengono ancora superiori a quelli registrati nella prima parte di febbraio 2022. Tra le materie prime energetiche, il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco raggiunto il 7 marzo scorso (227 €/MWh), il 28 marzo si attesta sui 102,5 €/MWh, un livello oltre nove volte (+818,2%) superiore a quello pre Covid; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79,0% rispetto a gennaio 2020). Anche i prezzi di alcuni prodotti agricoli hanno recentemente registrato notevoli incrementi. La crisi in Ucraina ha attivato forti rincari delle quotazioni di frumento (+89,4% rispetto a gennaio 2020), mais (+96,2%) e olio di girasole (+181,6%). Anche i prezzi dei fertilizzanti hanno evidenziato notevoli aumenti, come la soluzione di urea e nitrato di ammonio (UAN), ora al +396,0% rispetto al pre Covid. Sul fronte dei metalli, l'acciaio sembra non riassorbire l'aumento registrato all'indomani dello scoppio del conflitto, attestandosi al +208,3%1. Si prolungano anche le tensioni sul mercato del nichel, dove le contrattazioni si caratterizzano per elevata volatilità e i prezzi restano elevati (+154,3%). Infine, anche le quotazioni di alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%).

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Tag: economia