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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Politiche marittime

Sviluppo porti, Grimaldi: non esistono solo Genova e Trieste

Alla tre giorni di Alis l'armatore napoletano evidenzia l'importanza di servire i mercati interni. Si è anche parlato delle enormi risorse per i porti e della necessità di un mare e ferrobonus da 100 milioni l'anno

Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del gruppo Grimaldi

«Da tempo si era puntato solo sullo sviluppo dei porti di Genova e Trieste, ma sento con piacere che è in atto un ripensamento», così Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del gruppo Grimaldi, commentando l'enorme quantità di fondi infrastrutturali inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Oggi è iniziata la tre giorni di Alis, il convegno annuale dell'associazione logistica dell'intermodalità sostenibile, in corso a Sorrento. In questa prima giornata si è parlato di economia, ambiente e sviluppo della portualità, insieme, tra gli altri, al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, il quale ha sottolineato che per i porti il PNRR destina risorse mai viste prima, ben 4 miliardi di euro, di cui una buona parte per la decarbonizzazione. Ma non è tutto qui, ci sono anche circa 7 miliardi per la mobilità, il rinnovo delle flotte, le ferrovie regionali, l'intermodalità.

Lo sviluppo economico portuale italiano passa per il potenziamento dei porti che servono i mercati interni, non su quelli che guardano al Nord Europa, o almeno non solo. Per questo Grimaldi accennava alla cattiva "impostazione ascellare" degli ultimi anni: Trieste e Genova sono fondamentali ma non l'unica chiave per una portualità italiana più forte. «La teoria – spiega Grimaldi - che puntava tutto su Genova e Trieste è di grande interesse per il resto d'Europa, ma io credo che con i soldi italiani vadano prima fatti i nostri interessi, investendo nei porti che servono i mercati interni, non solo la mitteleuropa, come Livorno, Ravenna, Venezia, Napoli, Civitavecchia, senza parlare di Gioia Tauro. Trieste e Genova sono importanti ma, per esempio, per sviluppare Trieste bisogna fare grandi infrastrutture ferroviarie su territorio austriaco e tedesco. Si dice che da Francoforte anziché viaggiare verso Nord le merci verranno verso il Sud? È da vedere, perché se si dovesse sviluppare il trasporto sulla rotta artica, forse andranno direttamente dall'Asia ad Amburgo».

«Il Sud ha un ruolo importantissimo. Abbiamo una possibilità fondamentale con il centro e il Nord Africa, dobbiamo attrezzare i porti in maniera strutturata. Non si è mai enuto insieme il risparmio in termini di sicurezza e ambiente. Ero nel governo quando si faceva fativa a mettere a bilancio l'ecobonus, ma caricare i tir sulla nave ha un impatto importante», aggiunge Andrea Annunziata, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale, ovvero i porti di Napoli, Salerno e Castellammare.

A proposito del marebonus e del ferrobonus, gli incentivi al trasferimento modale dei mezzi pesanti sulle navi, Guido Grimaldi nota come il finanziamento potrebbe diventare strutturale grazie al PNRR. «Un intervento epocale», «un percorso virtuoso di transizione energetica, ambientale e digitale che diventa sempre più centrale anche per il trasporto e la logistica, a favore dei quali sono stati stanziati oltre 30 miliardi di euro per il potenziamento e l'ammodernamento della rete ferroviaria, della sicurezza stradale, dei porti, dell'intermodalità e della logistica integrata. È interessante evidenziare come complessivamente il 27 per cento del Piano sia dedicato alla digitalizzazione, il 40 al contrasto al cambiamento climatico e più del 10 per cento alla coesione sociale. Abbiamo ritrovato molte proposte di Alis, in particolare quella di rendere strutturali le misure incentivanti Marebonus e Ferrobonus, che rappresentano una vera e propria best practice italiana a livello europeo, prevedendone l'aumento delle risorse attraverso uno stanziamento di 100 milioni all'anno per ciascuna misura».

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