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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Infrastrutture

Soldi ai porti, si allarga la protesta contro Venezia

Dopo Assoporti  si aggiunge anche Debora Serracchiani che giudica il finanziamento "una vittoria delle lobbies", e chiama in causa il presidente del Friuli affinché "rompa il silenzio"


Si allarga la protesta per il finanziamento da 100 milioni di euro varato nei giorni scorsi dal governo e destinato al terminal offshore di Venezia. Prima Assoporti ha giudicato il finanziamento una presa in giro dopo il lavoraccio per ottenere un'autonomia finanziaria di appena 70 milioni di euro per 23 porti, ora la candidata alla Regione Friuli Venezia-Giulia Debora Serracchiani chiama in causa il presidente dell'ente regionale affinché intervenga in qualche modo sulla questione. «Il presidente Tondo (presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia ndr) rompa il suo inaccettabile silenzio sulla vicenda dei fondi all'offshore di Venezia» ha detto Serracchiani. «Tondo – continua - deve contattare immediatamente tutti i nostri parlamentari e concordare con loro una linea comune a difesa del porto di Trieste, così come deve sollecitare un più attivo e sinergico rapporto con l'Autorità portuale di Trieste. Il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di far sentire che esiste e che non si possono prendere decisioni di questo genere fidando sull'indifferenza della nostra Regione. E' incredibile – sottolinea - che debba essere il presidente della Liguria Burlando a denunciare il metodo con cui è stata favorita Venezia a danno di tutti gli altri».
«Abbiamo ripetuto che serve una strategia per la portualità dell'alto Adriatico – aggiunge Serracchiani - e invece sembra siamo di fronte alla vittoria delle lobbies, dei colpi di mano e degli interessi locali. Venezia si fa i fatti suoi, il porto di Ravenna esce dal Napa, la Slovenia pensa a collegare Capodistria al corridoio Adriatico Baltico, il porto di Trieste è trascurato dal Governo e dalla Regione: Rotterdam e Amburgo possono stare tranquilli, continuando così – conclude - non devono temere la nostra concorrenza».