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02 maggio 2024, Aggiornato alle 17,44
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Armatori

Servizi portuali, i traghetti chiedono liberalizzazioni

I principali armatori del settore scrivono al governo. Si chiede la liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici. Un tema che ritorna ogni volta che si vuole risparmiare


Le principali compagnie italiane dei traghetti scrivono al governo Monti per chiedere la liberalizzazione dei servizi portuali. Di ormeggiatori, piloti, rimorchiatori e battellieri, dicono gli shipowners, si può fare a meno sostituendoli con le maestranze di bordo e con l'abilità di guida del comandante. Un risparmio annuo di 100 milioni di euro che, come rende noto il Secolo XIX, lì ha spinti così a inviare una lettera al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera. I firmatari sono tutti quelli che contano, la stragrande maggioranza dell'armamento italiano: Caronte & Tourist, Compagnia Italiana di Navigazione, Corsica Ferries, Grandi Navi Veloci, Tomasos, Moby e Grimaldi. 
La crisi è forte, i passeggeri calano e il costo del carburante sale, bisogna tagliare e i primi ad essere nel mirino, non è la prima volta, sono i servizi tecnico-nautici e i camalli. Ovvio che Confitarma non entra nel merito e non firma la missiva visto che tra i suoi membri ci sono proprio quelli da cui gli armatori vorrebbero staccarsi. Il tema è vecchio, chiama in causa la necessità di riorganizzare tutta l'economia dei servizi portuali affinché si stabilisca una volta per tutte di cosa gli armatori hanno bisogno quando entrano in porto e cosa invece possono fare da sé. Il meccanismo attuale, afferma la lettera, è infatti «pernicioso», pieno di protezionismi, nonostante una legge 84/94 che stabilisce una suddivisione precisa dei compiti, ma evidentemente non abbastanza.
Gli armatori chiedono una vera e propria liberalizzazione dei servizi portuali che sostanzialmente punta all'autoproduzione per il rizzaggio e derizzaggio, l'indipendenza dai piloti, dagli ormeggiatori, dai servizi di raccolta rifiuti, approvvigionamento dell'acqua, guardia ai fuochi e security portuale. Insomma tutto. La lettera è esplicita e fa accuse pesanti: dietro questi servizi cui gli armatori sono obbligati a ricevere «non è talora difficile intuire ambiti di malaffare, seppure velati dal manto pietoso delle esigenze sociali e del territorio». Chissà se a tutto questo risponderanno a breve gli accusati.