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24 aprile 2024, Aggiornato alle 19,49
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Politiche marittime

Ritornano le polemiche sull'autoproduzione

Dopo una nuova richiesta di Grandi Navi Veloci, Uiltrasporti ne ribadisce la contrarietà, sottolineando come ci sia un apparato normativo internazionale che tutela i portuali: quello che fanno gli armatori è una forzatura

(RealCarlo/Flickr)

«Tutti i tentativi di autoproduzione non regolamentata vanno respinti con determinazione. Per queste ragioni intraprenderemo tutte le iniziative che possano portare all'emanazione del decreto attuativo dell'art.199bis per difendere il diritto di lavorare in sicurezza». Lo afferma la segreteria nazionale della Uiltrasporti sulla questione dell'autoproduzione delle operazioni portuali, una vecchia questione ritornata alla ribalta negli ultimi giorni dopo una nuova richiesta di Grandi Navi Veloci di poter adoperare i propri marittimi anziché i portuali dello scalo di approdo per caricare e scaricare le merci a bordo.

«Sono ormai tanti i riferimenti normativi e legislativi che chiariscono chi si deve occupare delle operazioni portuali a bordo delle navi», spiega il sindacato. «Ciò nonostante - prosegue - sono continue le forzature degli armatori che facendo leva sulle debolezze delle Autorità di sistema Portuale pretendono di svolgere in house attraverso i propri lavoratori marittimi le lavorazioni dei lavoratori portuali che incidono anche sugli aspetti legati alla sicurezza sul lavoro. Una questione rimasta ancora in sospeso col precedente Governo che ancora genera insicurezza. Anche a livello internazionale si è posto questo tema ed è stata realizzato il 22 febbraio del 2018 l'accordo sulla Docker Clause tra ITF e la rappresentanza internazionale degli armatori JNG (Join Negotiating Group) che ha ulteriormente riconosciuto la correttezza delle norme vigenti in Italia ulteriormente rafforzate dall'art.199bis della L.77/2020. Una legge che ha ulteriormente delineato e chiarito quando è possibile ricorrere all' autoproduzione dei servizi e delle operazioni portuali anche se, ad oggi, siamo in attesa del relativo decreto attuativo che il MIMS, a distanza di ben due anni, non ha ancora provveduto ad emanare».

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