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20 marzo 2025, Aggiornato alle 15,40
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Riforma dei porti, occasione da non perdere

Mentre Parlamento e governo affrontano i cambiamenti da apportare alla legge di riforma portuale 84/94, a Roma Cnel e Sergio Bologna con il suo libro "Le multinazionali del mare" discutono su presente e futuro della portualità


La riforma della legge 84/94 è una grande occasione per rilanciare gli scali italiani. Sono passati 16 anni dalla norma che sancì la nascita delle Autorità Portuali e l'avvento dei privati nei porti. Un'enormità se si confronta l'attuale assetto geo-economico dei traffici internazionali con quello degli anni ‘90. Purtroppo il Ddl di riforma portuale presentato dal governo la settimana scorsa delude su molti fronti, soprattutto quello dei porti, in particolare riguardo l'autonomia finanziaria, assente nel progetto di riforma. Questi e altri argomenti sono stati discussi dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) nel corso di un convegno pubblico presso la sede di Roma. Temi affrontati alla luce dell'ultimo libro di Sergio Bologna "Le multinazionali del mare", presentato nel corso dell'assemblea. Il lavoro ripercorre la storia del sistema marittimo portuale italiano e internazionale con interessanti spunti sulle prospettive del nostro Paese.
Dal palco sono tutti concordi sulla necessità di un piano nazionale organico per il potenziamento del sistema portuale allo scopo di soddisfare le crescenti esigenze di traffico con tutti i paesi del mondo. Obiettivi: potenziare le autostrade del mare, alleggerire il trasporto via terra, soprattutto su gomma, e costruire una rete infrastrutturale retroportuale per agevolare la distribuzione delle merci. Secondo Bologna quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato uno dei periodi più dinamici per i traffici marittimi dal dopoguerra ad oggi, non a caso chiamato il "super ciclo", durato dal 2002 al 2007. L'incremento dei volumi di traffico, dovuto in massima parte all'esplosione delle economie asiatiche, è stato reso possibile da un continuo processo di innovazione nell'organizzazione dei servizi e nelle tecnologie di sbarco e imbarco, con il decisivo supporto degli strumenti informatici. Grazie a quelle che Bologna chiama le "multinazionali del mare", le nuove tecnologie si sono sviluppate anche in zone che non avevano adeguate dotazioni infrastrutturali, come l'Africa Occidentale e l'America Latina. In questo periodo ricco di traffici, il finanziamento delle infrastrutture portuali è stato caratterizzato da una stretta collaborazione pubblico-privata. Nel periodo del super ciclo gli investitori istituzionali hanno guardato con maggior interesse il mercato delle public utilities. Il caso esemplare in Italia, raccontato nel libro, è rappresentato dalla proposta di finanziamento da parte del gruppo Unicredit di una piastra logistica nel Friuli Venezia Giulia imperniata sui porti di Trieste e Monfalcone.
Al super ciclo è seguito un periodo di grave crisi dal quale l'economia mondiale non si è ancora ripresa, anche se alcuni segnali sembrano indicare che il peggio è passato. Per Bologna molti degli errori commessi sono stati causati dalla sopravalutazione delle potenzialità del mercato. Gli istituti di credito, soprattutto tedeschi, che dominano il mercato del credito navale e finanziamo la costruzione di naviglio nuovo, hanno subìto gravi contraccolpi e sono stati costretti a ricorrere all'aiuto dello stato. La sovra-offerta delle portacontainer ha portato a un crollo dei noli. La caduta della domanda ha fatto il resto e le maggiori compagnie marittime mondiali hanno accusato gravi perdite, così come alcuni dei maggiori gestori di terminal portuali.
Secondo Bologna la ripresa del cammino legislativo della riforma della legge 84/94 potrebbe portare un efficace contributo al superamento della crisi. I maggiori poteri conferiti alle Regioni, nella prospettiva di un consolidamento del federalismo, la più precisa definizione delle rispettive competenze delle Autorità portuali e dell'Autorità Marittima, lo snellimento delle procedure per l'approvazione dei Piani Regolatori e per la realizzazione dei dragaggi, sono alcuni dei punti toccati dalle proposte legislative. Secondo i relatori del convegno il rammarico è che non si sia potuto, per evidenti problemi di bilancio, dare una qualche autonomia finanziaria alle Autorità portuali, autonomia che, però, dovrebbe certamente far parte del federalismo fiscale alle porte.