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24 aprile 2024, Aggiornato alle 10,25
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Quale rappresentanza per i porti?

Per Federagenti la politica portuale italiana va settorializzata. Nerli: "Subito una cabina di regia per le opere". La polemica apre uno spazio di discussione sul ruolo delle associazioni


I porti d'Italia si spezzettano in tante associazioni e quella che li raggruppa tutti rischia di restare tagliata fuori dalla politica marittima della penisola. Sostanzialmente è questo quello che è emerso nel corso dell'assemblea degli agenti marittimi genovesi. O almeno è l'opinione espressa da Filippo Gallo, presidente Federagenti che, riferendosi ad Assoporti, ha parlato di «un'associazione che zoppica, schiava di logiche antiche». La risposta del presidente dell'associazione dei porti italiani non si è fatta attendere e da La Spezia ha replicato: «Basta con il provincialismo che pensa di risolvere i problemi con soluzioni di facciata del tipo di quella che attribuisce ai pochi etti di merce che potranno arrivare dall'hub di Tangeri la capacità di rilanciare i porti liguri». Ma andiamo con ordine.
Secondo Gallo, Assoporti, «difendendo tutte le 25 authority italiane», rappresenta una politica che non rispecchia più le esigenze dei porti nostrani, ormai sempre più dediti al traffico specializzato. «Ogni porto si deve specializzare – afferma Gallo - non si può pensare di fare un poco di tutto».
Aldilà della polemica, l'intervento di Federagenti era atteso da tempo. La questione dell'organizzazione dei porti, con la crescente preoccupazione di trovarsi presto schiacciati dalla concorrenza del Nord Africa e del Nord Europa, è un problema serio. Prima la nascita di Ligurian Ports (Genova, Savona e La Spezia), poi di Napa (Trieste, Venezia, Ravenna e Capodistria) e infine di Imeta (Cagliari, Gioia Tauro e Taranto) riflettono un clima di cambiamenti in atto che travolgeranno presto l'assetto dei porti italiani, almeno nella loro rappresentanza.
L'esigenza di specializzare i singoli porti, o le singole regioni italiane (semplificando: container al Nord e transhipment al Sud) è accettata grossomodo da tutti, o meglio, sembra l'unica soluzione per rendere l'Italia un paese competitivo nel traffico portuale. Per questo dal palco di Assagenti l'accusa ad Assoporti, rea di non agire né con realismo né con tempestività, dà voce a parecchi malumori.
La replica di Nerli non si è fatta attendere. Da La Spezia, dove è intervenuto nel corso di un convegno, il presidente Assoporti risponde seccamente: «Basta a chi pensa che delocalizzare la produzione delle merci in Nord Africa ci faccia guadagnare un po' di merci in Italia». Secondo Nerli è necessario «rilanciare con forza la cabina di regia nell'ambito della conferenza Stato-Regioni sulle opere da fare subito e su quelle in cui, senza fini clientelari, soggetti privati fra cui le banche e le fondazioni possono trovare convenienza ad investire». Nerli ha manifestato anche «pieno accordo sulla necessità di coordinamento delle Autorità Portuali in una cabina di regia per le opere sul corridoio logistico». «Ma - ha precisato - non spetta a Fs decidere quali opere vanno fatte. Se si fanno solo le opere immediatamente remunerative, l'alta velocità non si sarebbe mai fatta. Le decisioni territoriali e infrastrutturali spettano allo Stato».
Sul fronte dell'autonomia finanziaria, dopo la doccia fredda del Ddl del 16 aprile che ha annullato il principale contenuto (l'autonomia finanziaria) della bozza in discussione all'VIII commissione del Senato presieduta da Luigi Grillo, il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, guarda avanti: «Bisogna essere realisti», le risorse non ci sono. Di rinforzo Gallo incalza: «Soldi ai porti che producono e lo dico da presidente nazionale degli agenti marittimi: bisogna aumentare la settorialità».
Se, da quanto trapela dal palco di Assagenti, l'associazione che rappresenta le 25 authority italiane ha bisogno di essere ripensata sulla base dell'attuale assetto marittimo-commerciale, l'importante è che non si arrivi alla schizofrenia politica con tre associazioni forti politicamente ma senza una regia unica che coordini il sistema logistico nazionale. Questioni che verranno approfondite nell'assemblea annuale di Federagenti in programma dal 27 al 29 maggio. 
    
Paolo Bosso