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23 aprile 2024, Aggiornato alle 16,31
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Porti, Italia e Spagna a due velocità

Due Paesi, due programmi di sviluppo diversi. Ingenti investimenti per potenziare le infrastrutture caratterizzano la politica marittima spagnola. L'Italia smarrita non disegna il suo futuro


La crisi economica ha decisamente ridimensionato  i traffici portuali nel mondo, soprattutto nel comparto container. Con il nuovo anno le aspettative si rinnovano e le compagnie e i porti sperano, se non di tornare in attivo, almeno di registrare una ripresa che possa far ben sperare per il 2011. I porti di Taranto e Gioia Tauro, principali scali di transhipment della penisola, rappresentano, con i loro grossi movimenti, un affidabile indicatore dello stato di salute generale dei traffici marittimi italiani. 
Taranto presenta un 2009 a due facce. Nei primi sei mesi è stato movimentato tutto il traffico di linea destinato a Trieste, mentre nella seconda metà dell'anno il calo è stato intorno al 30%. Nell'intero 2008 sono stati movimentati 786mila teu, nel 2009 invece 741mila (-5,7%). Per Gioia Tauro gli ultimi sei mesi dell'anno precedente hanno registrato una flessione del 30% mentre i dati totali sul 2009 ridimensionano le perdite a -20%, Nei primi nove mesi del 2008 il traffico teu dello scalo calabrese si è attestato sui 2 milioni e 726mila e nel 2009, nello stesso periodo, sono stati movimentati 2 milioni e 230mila teu con un calo del 18%.
La priorità degli scali mediterranei resta quella di porsi come alternativa al bacino nordeuropeo. Per far questo però servono grossi investimenti nelle infrastrutture e l'Italia, vuoi per mancanza di soldi vuoi per un deficit politico, non ha fatto grossi passi avanti. Chi invece sta facendo di tutto per non perdere il treno della ripresa è la Spagna. 
Come tutti, anche la penisola iberica ha registrato dei cali generali ma questo non le sta impedendo di spendere molto per ammodernare i propri porti.  Lo dimostrano i programmi di sviluppo rivelati dalle Autorità portuali. Questa ondata d'investimenti giunge dopo il varo della riforma portuale, avvenuto lo scorso anno, che garantisce maggiori spazi di manovra per le Autorità portuali iberiche. Ma analizziamo i singoli scali.
Algeciras. Principale porto di transhipment container della Spagna. lo scalo ha stanziato 131 milioni di euro per potenziare le infrastrutture, che si aggiungono ai 400 milioni previsti da alcune compagnie private. L'intervento più importante è il completamento dell'area d'Isla Verde con la costruzione di un nuovo terminal container e di uno scalo dedicato agli oli minerali. 
Barcellona. Con funzioni di gateway, punta allo sviluppo dei collegamenti terrestri verso l'interno della Spagna. Il governo della Catalogna ha approvato il progetto di una nuova linea ferroviaria che connetterà il porto con le principali piattaforme logistiche interne. La linea si chiamerà Eix Transversal Ferroviario e potrà servire sia i convogli merci che i treni passeggeri ad alta velocità. Per le merci è dedicata una specifica diramazione da Igualada a Martorell. Inoltre, nel capolinea di Almacelles è prevista la costruzione di una nuova grande piattaforma logistica. L'opera richiede un investimento di 6,5 miliardi di euro.
Valencia. Nel terzo importante è partita la fase sperimentale del nuovo collegamento ferroviario di Renfe tra le banchine e la piattaforma logistica Plaza di Saragozza. Il servizio diventerà regolare entro marzo ed avrà inizialmente cadenza bisettimanale. Con questa mossa, Valencia potrebbe attirare traffico ora destinato a Barcellona, che finorà è la porta d'accesso privilegiata per Saragozza. Ogni convoglio ha capacità di 46 teu.
Sarebbe ingiusto pretendere in Italia un simile piano infrastrutturale, non abbiamo le stesse risorse e gli stessi spazi. E' chiaro però che la ripresa e una sana competitività con gli scali del Nord Europa passa attraverso seri investimenti sulle infrastrutture logistiche e portuali.
Paolo Bosso