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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Armatori

Pirati, anche il Giappone proteggerà le sue navi

Il premier Shinzo Abe visita Gibuti e annuncia l'arrivo dei suoi militari al largo del Corno d'Africa. Intanto gli armatori Ue chiedono maggiore protezione anche a Occidente, nel golfo di Guinea


di Paolo Bosso 
 
Le acque del golfo di Aden vedono la discesa in campo di una nuova nazione a protezione delle proprie navi. E' il Giappone del primo ministro Shinzo Abe che, in visita a Gibuti, dove ha incontrato il presidente Omar Guelleh, conferma la dislocazione a breve nelle acque territoriali del paese compreso tra Etiopia e Somalia di forze militari del Sol Levante. «E' vitale per il Giappone che le acque di questa regione siano protette ed è essenziale che la comunità internazionale assicuri la pace, la prosperità e la stabilità» ha detto Abe.
La presenza del Giappone al largo di Gibuti rende bene l'idea del livello di attenzione che ormai ha raggiunto lo specchio d'acqua dell'Africa orientale da parte delle forze militari internazionali. Lì da tempo è dislocata la Eu Navfor Somalia - missione Atalanta, forza diplomatico-militare a cui partecipano tutti i principali stati europei (17 in totale, tra cui l'Italia che ha partecipato finora con dieci navi, di cui una, la San Giorgio, è attualmente sede della missione). E' operativa dal 2008, lo sarà fino al 2014, e ha lo scopo di proteggere le navi mercantili che transitano nella zona, la maggior parte provenienti o dirette al canale di Suez. Il Giappone non partecipa all'Eu Navfor ma sarà presente insieme ad altre nazioni (tra cui gli Stati Uniti) che direttamente o indirettamente collaborano con la missione Atalanta.
La pirateria, com'è noto, non è presente solo al largo del Corno d'Africa. Tralasciando le zone calde ma molto meno trafficate al largo delle coste orientali del Sudamerica e nell'arcipelago filippino e indonesiano (zone meno pericolose di Gibuti), è nel golfo di Guinea, al largo della Nigeria, "dall'altro lato" del golfo di Aden, che è presente la pirateria più violenta. Solitamente la si distingue da quella orientale sulla base delle finalità: mentre questa si finanzia sui riscatti dei sequestri, quella nigeriana è interessata al ricco traffico di petrolio della regione. Di conseguenza è quella che si fa meno scrupoli nel sacrificare i civili, proprio perché è il cargo, non il riscatto, quello che si vuol ottenere. Negli ultimi anni questa zona ha visto un deciso incremento degli attacchi, meritando un'attenzione simile a quella riservata alla costa orientale. Per questo, poco meno di un mese fa l'associazione degli armatori europei (European Community Shipowners' Association) ha richiesto non solo il prolungamento al 2016 dell'Eu Navfor, ma anche la sua estensione al golfo di Guinea.
 
 
Nella foto in alto, la mappa degli attacchi aggiornata al 2010