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29 marzo 2024, Aggiornato alle 14,44
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Politiche marittime

Pirateria, 160 firmatari nella Dichiarazione di Guinea

Per Carlo Cimeli di Confitarma la sitazione in Africa Occidentale è insostenibile. È arrivato il momento di un'azione militare internazionale

(Commander, U.S. Naval Forces Europe-Africa/U.S. 6th/Flickr)

Salgono a 160 le compagnie di navigazione e le organizzazioni che hanno firmato la Gulf of Guinea Declaration on Suppression of Piracy, alla quale hanno aderito anche molti armatori italiani. Lo ha reso noto Carlo Cameli, presidente della Commissione Navigazione Oceanica di Confitarma e presidente del Comitato per la sicurezza di Bimco, promotore della dichiarazione. «L'auspicio – ha detto - è che altri operatori aderiscano all'appello della comunità marittima internazionale che chiede l'urgente adozione di azioni comuni per porre fine alla pirateria nel Golfo di Guinea».

«Nell'Oceano Indiano – continua - grazie all'azione coordinata dei Paesi marittimi con unità militari e l'adozione di misure di difesa passiva e attiva da parte delle compagnie di navigazione, il fenomeno si è notevolmente ridotto. Ricordo, in particolare, la EU NAVFOR "Operazione Atalanta" del 2008, la prima operazione militare a carattere marittimo dell'Unione europea per reprimere la pirateria del Corno d'Africa, nel Golfo di Aden e nel bacino somalo, il comando della quale per ben nove volte è stato affidato alla Marina militare italiana».

Nel golfo di Guinea il discorso è diverso. Gli attacchi non si sono mai fermati e sono «in costante crescita. Dal delta del Niger i pirati attaccano le navi mercantili prendendo in ostaggio gli equipaggi. Il 95 per cento dei rapimenti di equipaggi – aggiunge Carlo Cameli - avviene nel Golfo di Guinea, rendendo ormai la situazione insostenibile. Sulla base delle esperienze maturate in Somalia ed in altre regioni, lo shipping mondiale ritiene che disporre di unità militari navali, anche di Paesi che non si affacciano sul Golfo di Guinea, sia il modo più efficace non solo per prevenire attacchi di pirateria e rapimenti di marittimi ma addirittura per ridurre il fenomeno fino all'80 per cento entro la fine del 2023».

Dal 2020 l'Italia ha autorizzato il dispiegamento di due operazioni militari nel Golfo di Guinea, cooperando con le Marine partner della regione, e periodicamente effettua esercitazioni coordinandosi con la Capitaneria di porto. «Il problema che occorre risolvere quanto prima è quello delle circa 30 milioni di persone che vivono in condizioni difficili attorno al delta del Niger, da cui partono la maggior parte degli attacchi di pirateria. La soluzione di questi problemi richiede tempo ed è per questo che, così come è stato fatto al largo della Somalia, si chiede l'intervento delle forze militari a tutela degli equipaggi e delle navi che transitano nel Golfo di Guinea. Senza sicurezza non ci può essere sviluppo e ciò vale in modo particolare per tale regione».

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