|
adsp napoli 1
18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

unitraco2
Politiche marittime

Perché è sempre più difficile trovare lavoro a bordo?

La manovalanza, ma non solo, è sempre meno comunitaria e più sud est asiatica. La ragione è semplice, si chiama costo del lavoro


di Paolo Bosso 
 
La crisi dell'occupazione a bordo per i marittimi italiani è un fenomeno direttamente collegato al costo del lavoro. Così impiegare a bordo, soprattutto nella manovalanza, personale non comunitario comporta, rispetto all'impiego di personale europeo, un notevole risparmio per gli armatori.
La legge sull'impiego a bordo è "mondializzata", essendo regolamentata sotto le convenzioni dell'agenzia Onu International Labour Organization (Ilo). In Italia le normative internazionali sono state recepite nella legge 30 del 27 febbraio 1998, che istituisce il Registro Internazionale e regolamenta l'impiego sulla base delle direttive Ilo, liberalizzando l'assunzione e permettendo all'armatore di scegliere, sulla base della "classe" di impiego (dalla manovalanza all'ufficiale) la nazionalità che gli conviene di più (generalmente personale del sud est asiatico).
In un mercato dell'impiego marittimo così globale risulta quindi impossibile obbligare per legge gli armatori italiani ad assumere personale italiano. Il risultato sarebbe economicamente disastroso per la compagnia marittima, e di conseguenza anche per i suoi impiegati. L'armatore avrebbe personale per lo più italiano ma con costi molto più alti rispetto ad altri che invece "mischiano", a seconda delle mansioni e dei costi, le nazionalità a bordo. È questo il motivo alla base del rifiuto del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alla richiesta, da parte del Movimento spontaneo marittimi di Torre del Greco, di limitare in qualche modo l'impiego di personale non comunitario. Una risposta che riflette le necessità di un mondo regolato da leggi universali, globali, mondiali, sempre più limitate alla logica del profitto, sopra ogni cosa. Quindi regole a cui, se si vuole competere come armatori, bisogna ubbidire.