|
adsp napoli 1
10 maggio 2025, Aggiornato alle 07,48
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Infrastrutture

Opere portuali, neanche la metà dei soldi viene spesa

Contenziosi sui bandi, ritardi sui programmi pluriennali, conflitti ministeriali. Dei 1.500 miliardi disponibili solo pochi sono effettivamente usati. L'analisi della Corte dei Conti 


I porti italiani sono lenti e farraginosi nel realizzare i loro progetti infrastrutturali. I vincoli ambientali rappresentano spesso più un ostacolo burocratico che un serio "filtro" alla sostenibilità delle opere. Ma soprattutto, di tutti i finanziamenti pubblici erogati per gli scali portuali, neanche la metà sono stati spesi.
E' questo il quadro della portualità italiana che dipinge la Corte dei Conti in un rapporto intitolato Spese per la realizzazione di opere infrastrutturali di ampliamento, ammodernamento e riqualificazione dei porti.
Si spende molto poco. Sono 1.500 i miliardi di euro a disposizione degli scali, grazie alla combinazione di tre leggi: la 488/1999, la 388/2000 e la 166/2002. Di tutto questo malloppo ne è stato speso pochissimo, il 38% di quelli disponibili nella prima legge, neanche la metà di quelli della seconda e terza. Perché? Per la Corte è una somma di diversi elementi legati fondamentalmente alla farraginosità burocratica: «inerzia o inadeguata capacità gestoria» di alcune Authority si legge nel rapporto. Poi «il proliferare dei vincoli ambientali, l'ampio contenzioso relativo alle gare d'appalto, procedimenti giudiziari con sequestro di intere aree interessate ai lavori, criticità progettuali e ritardi procedurali nelle fasi di programmazione ed attuazione di infrastrutture pluriennali». Ma soprattutto una pessima gestione dei fondi, se non in alcuni casi una «sistematica accumulazione di residui» e «significative percentuali di risorse andate in perenzione», fino a «una drastica riduzione degli stanziamenti annuali» e una «difficoltà di provvedere al pagamento dei lavori consegnati, a causa di insufficienti dotazioni di cassa». Il ritratto di una governance sprecona.
Da qui una bacchettata ai compartimenti ministeriali che dovrebbero vigilare meglio, come la direzione generale per i porti del ministero dei Trasporti. Riemerge il vecchio e mai risolto conflitto tra questo e il dicastero dell'Economia. Un contrasto che, a detta della Corte, non rende disponibili «contributi pluriennali, già previsti e finanziati dalla legge n. 216/2006, per la realizzazione di opere immediatamente cantierabili».