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04 novembre 2024, Aggiornato alle 18,18
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Politiche marittime

Nuove trivellazioni, Marevivo: "Non è una soluzione per la sicurezza energetica dell'Italia"

Per l'associazione, non è chiaro come il governo intenda mantenere l'impegno di ridurre le emissioni aumentando nel contempo l'estrazione di gas nell'Adriatico


Nuove possibili trivellazioni non sono una soluzione accettabile. Lo crede l'associazione Marevivo, secondo la quale la linea dettata dal governo, incentivando l'estrazione di modesti quantitativi di gas "nazionale" rallenta la già problematica transizione energetica in atto nel nostro Paese. Si rilancia lo sfruttamento e il consumo del gas naturale, rendendo ancor più dipendenti famiglie e imprese da una fonte energetica di cui l'Italia è povera, anziché puntare sull'efficienza, la rapidità e l'economia delle rinnovabili.

Queste potrebbero consentire la realizzazione di 70 GW/anno di nuova generazione elettrica entro il 2030 che corrispondono a circa 25 miliardi di metri cubi di gas in un Paese, come il nostro, ricco di sole, mare, vento, vulcani e fiumi, il cui approvvigionamento per noi è a costo zero. In più, non ci sarebbero controindicazioni in questo percorso, anzi, si tratterebbe di una scelta duratura e definitiva con notevoli vantaggi: potenziamento della nostra impresa, sviluppo del lavoro, indipendenza da altri Paesi. Questa è la rotta che ci viene indicata dall'Europa, dall'Agenda 2030, dalla COP 27, il cui obiettivo è arrivare a essere "carbon free".

Le riserve di gas in Italia, spiega Marevivo, indicate dal MITE al 31/12/2021, tra certe, probabili e possibili, ammontano a 111.075 miliardi di metri cubi, ma la concreta possibilità di sfruttamento riguarda soltanto 70/80 di essi. Premesso che, secondo i dati disponibili, nel 2021 i consumi di gas naturale hanno toccato quota 74 miliardi di metri cubi, le riserve nazionali di gas concretamente disponibili potrebbero far fronte alla domanda interna per 12 mesi o poco più. Le misure varate dall'Esecutivo consentirebbero, quindi, di ottenere 15 miliardi di metri cubi di gas in 10 anni di cui 2 miliardi subito, che andrebbero ad aggiungersi agli attuali 3,5. Per non parlare del fatto che questi provvedimenti causerebbero un drammatico impatto per la natura e soprattutto per il mare, la cui salute è già gravemente compromessa.

"Questo provvedimento ci lascia molto perplessi – dichiara Rosalba Giugni presidente di Marevivo -. Trivellare il mare non è la soluzione per risolvere il nostro problema della sicurezza energetica. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è alla COP27 per ribadire l'impegno dell'Italia a ridurre del 55% le emissioni entro il 2030. Non è chiaro come intenda mantenere questa promessa, dal momento che il suo governo ha appena dato il via libera a nuove concessioni per aumentare l'estrazione di gas nell'Adriatico. Non proprio lungimirante come decisione, né coerente con gli impegni internazionali. Abbiamo accolto con entusiasmo la definizione del Ministero del Mare, ma quello che chiediamo è l'impegno per la tutela dell'ecosistema marino, non la sua distruzione".