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06 giugno 2025, Aggiornato alle 17,35
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Napoli porto bloccato. Eccetto le crociere

Lo scalo senza guida e senza più soldi mantiene alto il numero di passeggeri in transito. Le crociere, però, non portano i turisti a terra. L'Authority: "Dobbiamo permettergli di visitare il porto"


di Paolo Bosso 
 
Il porto di Napoli, scalo che non investe più da anni, commissariato da quasi tre, senza prospettive di sviluppo finché non verrà nominato un nuovo presidente dell'Autorità portuale, può contare però su un comparto sempreverde: le crociere. Nonostante i cantieri decennali di piazza Municipio disincentivino l'ingresso in città dal mare, lo straordinario patrimonio naturale e monumentale della regione basta a tenere alto il livello di traffico dei passeggeri, mantenendo il porto al terzo posto in Italia per numero di crocieristi in transito. «L'anno scorso ne abbiamo movimentati 1,2 milioni, quest'anno sono previsti 70 approdi in più di navi da crociera» afferma il commissario dell'Authority Antonio Basile, intervenuto a un convegno del Propeller Club di Napoli tenutosi lunedì scorso alla stazione marittima.

La maggior parte di questi turisti, però, la città non la visitano. Poco meno di un terzo scende dalla nave e di questi pochi sono quelli che girano per la città, il grosso si infila in un autobus sottobordo per andare direttamente a Pompei o Sorrento. «Vorrei vedere un porto organizzato. Qualunque imprenditore quando guarda Napoli non vede il territorio. I crocieristi restano a bordo e i tour operator gli organizzano le escursioni fuori città da lì. Fuori la stazione marittima, bellissima e ben organizzata, trovano cantieri su cantieri e una selva di tassisti aggressivi. Tutto ciò incentiva un turismo che acquista a bordo e non passa in città», Aureliano Cicala, direttore generale Msc Crociere, descrive così il doppio volto di un porto che attira tantissime navi passeggeri e vive da diversi anni un crocierismo destagionalizzato e costante.

Ma siamo sicuri che sia questo il tipo di turismo di cui Napoli ha bisogno? Secondo il commissario Basile le critiche alla pessima "logistica del waterfront" di Napoli, seppur oggettive, non devono però essere pretestuose. «La crociera è impostata diversamente dal classico turismo che visita la città. È inevitabile che il passeggero che scende da questa nave si comporti così. Ha solo qualche ora per stare a terra. Quanto più sarà allettato a restare in città tanto meno sceglierà una vacanza in crociera. Piuttosto dovremmo fare in modo che visitando il porto si faccia un'idea anche della città». Quindi alla fine il crocierista non è quel tipo di turista che gira per le strade e i quartieri di una città portuale? «Mettiamola così: in termini pubblicitari il crocierista è un turista che fa una vacanza teaser, (dall'inglese to tease, stuzzicare, ndr): se resta positivamente impressionato avrà voglia di ritornare pernottando in albergo. Il crocierismo, qui a Napoli come ovunque, dovrebbe incentivare il turismo classico, quello che visita la città».

Oggi il Comitato portuale si riunirà per tentare di approvare per l'ennesima volta il bilancio previsionale 2016, «ma sarà senza "grande progetto" - chiarisce Basile - perché i fondi europei non ci sono». Si tratta di 77 milioni di euro - in origine erano oltre 300 ma sono andati naturalmente in fumo dopo anni di paralisi amministrativa - che permetterebbero di avviare perlomeno qualche restauro importante. «L'Immacolatella Vecchia - spiega Basile - dovrebbe diventare un museo dei migranti, i Magazzini Generali un museo del mare, due edifici dove concentrare le bellezze della città da far vedere proprio al crocierista che, come abbiamo detto, non ha tempo per girare i quartieri e le strade». E sul fronte della giungla urbana fuori la stazione marittima, Basile rassicura: «Insieme al Comune vogliamo realizzare uno spazio dedicato come negli aeroporti, dove concentrare tassisti, noleggi e altri servizi».
 
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