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10 maggio 2025, Aggiornato alle 07,48
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Infrastrutture

Napoli, aspettando un museo del mare

Ce ne sono già tre nel capoluogo campano. Ne manca però uno che narri una storia unitaria del porto. E non c'è luogo migliore dove crearlo che al molo San Vincenzo


di Massimiliano Maresca (Curatore del museo Navale Maresca di Meta di Sorrento) 
 
La città di Napoli, diversamente da Venezia, Genova, La Spezia, è l'unico tra i grandi centri marittimi italiani a non avere un museo del mare. Molte testimonianze delle attività marinare sono sparse in varie istituzioni cittadine, quali il Museo di San Martino, il Museo del Mare a Bagnoli, l'Università Parthenope, ma manca un luogo ove si racconti in modo organico la storia dei rapporti della città e del suo golfo con il mare: l'armamento, la cantieristica, la navigazione, la pesca, la realtà millenaria del suo porto. Eppure nel Mediterraneo grandi strutture quali il museo di Barcellona, quello di Istanbul, il Galata di Genova, sono diventate, oltre a centri di conservazione, di ricerca e divulgazione, elementi di forte interazione con la città e grandi attrattori turistici internazionali.
Il ritorno alla disponibilità cittadina degli edifici prospicienti la darsena Acton alla radice del molo San Vincenzo apre una grande occasione per la creazione dello spazio museale: si tratta di uno dei luoghi più significativi della storia  marittima della città, di prestigio monumentale, collocato in posizione centrale e adiacente al porto.
L'obiettivo di un Museo del Mare di Napoli è quello di ricostruire un aspetto dell'identità della città, quella di essere sempre stata in stretto collegamento con i processi e le dinamiche della marineria e della navigazione su scala mondiale. Il porto di Napoli infatti è uno dei pochi che non è mai scomparso - anche se con alterna importanza nelle diverse epoche storiche – dalle rotte mediterranee ed oceaniche. Va osservato che le vicende storiche del porto e dei traffici di merci e di uomini ad esso legati sono in gran parte ancora da scrivere. Le ricerche sugli avvenimenti più importanti delle attività marittime, quali il periodo angioino e aragonese, la rinascita settecentesca dei commerci e dei cantieri, e finanche su una vicenda recente e rilevante dell'armamento quale è stata la flotta Lauro, non sono numerose.
Con la storia del porto il museo deve promuovere la conoscenza delle realtà imprenditoriali ed armatoriali che hanno avuto, in particolare a partire dal XVIII secolo, rilievo non soltanto locale ma europeo e poi mondiale. Qui vanno raccontate le realtà marittime del golfo, quali la penisola sorrentina e Procida, centrali nel periodo d'oro della vela nella seconda metà dell'800, e Torre del Greco e Monte di Procida, luoghi preminenti dell'armamento del ‘900. Altro settore museale da realizzare è quello che riguarda la cantieristica e lo sviluppo delle conoscenze tecniche di costruzione e di progettazione navale: la produzione dei cantieri di spiaggia delle marine di Alimuri, Cassano e Procida, dei cantieri napoletani, del cantiere di Castellammare dalla storia secolare.