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25 aprile 2024, Aggiornato alle 19,07
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Politiche marittime

Marittimi, sentenza storica ILO: "Violati i diritti umani"

Con centinaia di migliaia di lavoratori bloccati in mare o in casa da mesi senza poter lavorare, l'International Labour Organization depreca l'atteggiamento dei governi

(International Labour Organization ILO/Flickr)

In una sentenza storica, l'International Labour Organization (ILO) ha stabilito che i Paesi industrializzati del mondo non sono riusciti a garantire gli standard minimi di sicurezza umanitaria verso i proprio marittimi, ora e nel corso delle varie ondate pandemiche dall'inizio dell'anno, e che dovranno senza più indugi riconoscerli come "lavoratori chiave". Un messagio forte che arriva per la prima volta ai governi di tutto il mondo (quelli costieri orientati al commercio via mare).

Il testo completo delle osservazioni del Comitato di esperti dell'ILO

In una prima sentenza di questo tipo da parte di un'autorità internazionale, un comitato di venti  giuristi ha stabilito il mancato rispetto della Convenzione sul lavoro marittimo del 2006, che include diritti fondamentali come l'accesso all'assistenza sanitaria, il rimpatrio, le ferie annuali e le ferie a terra.

Le restrizioni ai viaggi nazionali introdotte a causa della pandemia Covid-19 hanno avuto un impatto molto negativo su circa 400 mila marittimi che si sono ritrovati isolati a bordo o isolati a casa, senza possibilità di ritornare dalle famiglie o di riprendere il lavoro (raggiungendo le navi) così da sostenere le loro famiglie. Sono centinaia di migliaia le persone attualmente bloccate in mare in attesa di iniziare i loro turni di servizio.

La conclusione dell'ILO fa seguito alle osservazioni presentate dalla Federazione internazionale dei lavoratori dei trasporti (ITF) e dall'International Chamber of Shipping che da mesi, insieme ad altre associazioni di categoria, si battono per riconoscere i marittimi "lavoratori chiave".

In risposta alla sentenza, il segretario generale dell'ITF Stephen Cotton e il segretario generale dell'ICS Guy Platten hanno commentato congiuntamento come «ai governi è stato chiesto da mesi di affrontare la crisi dei cambi di equipaggio, ora è stato detto loro che devono agire per aiutare le centinaia di migliaia di marittimi ancora a bordo delle navi a causa delle azioni illegali degli Stati membri».

Si stabilisce che è legalmente e moralmente sbagliato che i paesi continuino ad aspettarsi che i marittimi lavorino a tempo indeterminato, fornendo al mondo cibo, medicine e forniture vitali, privandoli nel contempo dei loro diritti fondamentali di lavoratori e di esseri umani. Per loro il diritto internazionale è stato sospeso e bisogna consentire loro di scendere nei porti per ricevere cure mediche e di raggiungere un aeroporto per tornare a casa; lasciare che gli equipaggi sostitutivi attraversino il confine di un paese per unirsi alle navi in attesa senza dover combattere con una montagna di burocrazia. Ad oggi, solo 46 paesi hanno classificato i marittimi come lavoratori chiave, il che non è abbastanza.

Ora spetta ai governi portare avanti l'implementazione di una tabella di marcia per ribaltare la condizione di lavoro dei marittimi.

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