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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

L'economia cinese sta rimbalzando. Federagenti: "Una grande opportunità"

Ma per il presidente Santi bisogna eliminare i colli di bottiglia logistici e burocratici, altrimenti i porti italiani non saranno per nulla concorrenti

(Sowhuan/Flickr)

Secondo le più recenti previsioni degli analisti, l'economia cinese registrerà un rimbalzo del 10 per cento nel primo trimestre di quest'anno, influendo sul Pil mondiale e sulle scelte protezionistiche e geostrategiche americane, con effetti imprevedibili sull'economia europea e italiana e, in particolare, sulle catene logistiche. 

«In un momento come questo tali fenomeni, in grandissima parte non governabili, possono determinare altissimi livelli di rischio ma anche enormi opportunità», commenta il presidente di Federagenti, Alessandro Santi. «Pensiamo - continua - ai corridoi preferenziali da e per i porti alto adriatici italiani nella relazione con l'Ucraina per le materie prime essenziali (siderurgico e agroalimentare), per i quali il governo si è fatto validamente promotore: non possiamo pensare di gestire questi potenziali importanti volumi senza eliminare i colli di bottiglia riscontrati nei mesi scorsi, sia in termini di indisponibilità di aree di stoccaggio che di banchine con idonee capacità di pescaggio ed efficienza operativa».

«Per anni – continua il presidente di Federagenti - ci siamo concessi il lusso di rendere l'economia, specie quella dei porti e della logistica, schiava della burocrazia. Ora il tempo a disposizione si è esaurito: il Paese in pochi mesi, se non in poche settimane, deve definire le priorità infrastrutturali strategiche, garantirne pianificazione certa, liberare dalle catene della burocrazia la manutenzione delle opere (come i dragaggi dei porti), armonizzare le procedure di troppe autorità in grado di determinare il successo o l'insuccesso di un porto e, conseguentemente, l'inaffidabilità del Sistema Paese. Anche noi operatori che, come Federagenti, ci mettiamo una volta di più a completa disposizione per agevolare il cambiamento, abbiamo consentito che l'attività strategica più importante (porti e logistica) fosse terra di nessuno. Oggi il Paese deve capire che se si perde sul ciglio banchina, sulla cyber security, sui fondali non dragati, sullo snellimento procedurale almeno quanto i nostri principali competitor europei, sulle opere che non partono e quando partono sono già superate, gli shock in arrivo dall'economia mondiale ci travolgeranno. E ciò proprio nel momento in cui avremmo chances di essere protagonisti positivi del cambiamento».

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Tag: economia