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25 marzo 2025, Aggiornato alle 16,48
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Le reti europee all'Italia, lo short sea a Napoli

Per il vicepresidente della Federazione del Mare Umberto Masucci ( nella foto ) la nostra penisola deve puntare alle reti di trasporto europee. "La nostra flotta c'è ma è indispensabile una logistica integrata senza colli di bottiglia". A Napoli l'opportunità è lo short sea shipping 


Reti di trasporto mediterranee, armamento e un porto come quello di Napoli specializzato nello short sea shipping. Umberto Masucci (nella foto), vicepresidente della Federazione del Mare, non ha dubbi: è questa la ricetta per accelerare l'interscambio euro-mediterraneo.
Nei giorni scorsi i porti sono sbarcati a Milano, o meglio gli armatori e gli agenti marittimi visto che al Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo si è parlato proprio dell'assenza di un'offerta logistica adeguata alla moderna flotta italiana. Gli armatori sono pronti già da un pezzo, i porti dove sono? «Il 59% dell'import e il 47% dell'export viaggia per nave, se consideriamo solo il Mediterraneo la quota sale al 90%», ricorda Masucci. A quanto pare il microcosmo del trasporto marittimo tanto micro non è.
Il vicepresidente della Federazione del Mare, intervenuto come key note speaker al forum milanese, parla a nome di un cluster, quello marittimo, che ogni anno fattura circa 40 miliardi di euro, riunisce 15 associazioni tra cui armatori, agenti marittimi, autorità portuali, cantieri, terminalisti e spedizionieri. Un settore che conta 400mila addetti contribuendo al 3% del Pil nazionale. «Fatturiamo quattro volte più dell'industria dell'auto eppure non abbiamo la stessa attenzione», spiega Masucci.
L'Italia deve puntare al Mediterraneo. Cosa deve fare il nostro paese di fronte alle attuali rotte commerciali? L'interscambio con la Cina è ormai, nel bene e nel male, consolidato, ma presto il Mediterraneo tornerà di nuovo al centro dei traffici grazie alle grosse strutture che si stanno realizzando in Nord Africa. Per Masucci la scelta è strategica: l'Italia deve puntare al Mediterraneo, garantire le opere in tempi brevi e specializzare i porti. «Dobbiamo partire da un dato di fatto, anzi due: la maggior parte dei paesi europei privilegiano il Nord Europa mentre a noi non conviene, dobbiamo puntare invece alla zona mediterranea». Secondo Masucci il nostro Paese deve insistere su tre fattori:
 1. Identificare le reti di trasporto euromediterranee
 2. Sciogliere i bottlenecks, i colli di bottiglia dei porti causati da infrastrutture inadeguate
 3. Portare questi temi a Napoli
«Una visione anche mediterranea delle reti Ten-T è stata auspicata fin dal 2004, ma ad oggi non mi pare si sia fatto molto» commenta Masucci. «Bisogna accelerare i tempi, come ha sottolineato al Forum milanese, non a caso, l'autorevole ministro dei trasporti marocchino Ghellab. L'armamento italiano è pronto ma una buona politica euro-mediterranea ha bisogno di una logistica adeguata. Come ho detto a Milano, gli investimenti nei porti sono fermi. So bene che con la crisi ancora in corso è difficile ottenere finanziamenti, ma almeno, in attesa di tempi migliori, consentiamo che i privati possano fare le opere in tempi brevi e certi». 
Le "ali" del porto di Napoli. E a Napoli? Cosa bisogna fare per inserire maggiormente il porto nel Mediterraneo? «Dobbiamo portare questi temi nella nostra città - spiega il vicepresidente della Federazione del Mare - ma soprattutto puntare su quelle che io chiamo le due "ali" dello scalo: la darsena di Levante ad oriente ed il molo San Vincenzo ad occidente. Come nel calcio: se allargo verso le ali libero il centro. In questo modo avremmo la possibilità di puntare ancora di più sullo short sea shipping (il traffico tra i porti mediterranei, ndr), di cui Napoli può diventarne la capitale. Ma solo alla condizione suddetta: liberare gli spazi al centro dello scalo». 
Autonomia Finanziaria. «La specializzazione e la selezione dei porti la fa l'autonomia finanziaria». Per Masucci è chiaro che se l'Italia deve puntare al Mediterraneo i porti non possono fare tutti la stessa cosa. «Con l'autonomia finanziaria lo scalo che produce entra in un circolo virtuoso tale che lo porta necessariamente a specializzarsi. I porti si adeguerebbero a questo stato naturalmente e non politicamente: verrà premiato il merito. La domanda aumenta e il porto mette a frutto i soldi che incassa». Quindi qual è il futuro per Napoli? Masucci non ha dubbi: abbiamo un porto multifunzionale, che serve potenzialmente otto regioni con venti milioni di abitanti, con la darsena di Levante e il molo San Vincenzo potremmo incrementare tutti i nostri traffici, incluso lo short sea nel Mediterraneo. «Ma intanto facciamo subito i dragaggi, altrimenti perdiamo i clienti che già abbiamo».
 
Paolo Bosso