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07 ottobre 2024, Aggiornato alle 09,21
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Le Regioni chiedono Zone economiche speciali semplificate

Nove Regioni, e le rispettive autorità di sistema portuale, scrivono al ministro Provenzano proponendo una riduzione dei permessi per far insediare le aziende


Semplificare l'insediamento delle aziende nelle nuove Zone economiche speciali e nelle Zone logistiche speciali, che di questo passo, così come sono state fatte, non portano lontano. Lo chiedono nove Regioni e le autorità di sistema portuale correlate che hanno scritto al ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, chiedendo una semplificazione normativa di un istituto nato un anno e mezzo fa.

La proposta delle Regioni prevede una semplificazione che riduca le autorizzazioni e i paletti richiesti alle aziende per insediarsi. Queste infatti devono, tra le altre cose, risiederci per almeno sette anni e commerciare, importando o esportando, tramite un porto. Hanno scritto a Provenzano Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia e le autorità di sistema portuale correlate. All'iniziativa si associa anche Assoporti, il cui presidente, Daniele Rossi, «sostiene totalmente la proposta inviata al ministro Provenzano e ritiene sia la strada giusta per rendere efficaci la Zes e la Zls. Riteniamo essenziale iniziare un percorso di semplificazione normativa per consentire lo sviluppo infrastrutturale necessario per la crescita della competitività logistica e portuale del Paese».

Le Zone economiche speciali sono state istituite a maggio del 2018 per stimolare la manifattura e l'import-export delle merci. Alla loro nascita sono seguite le richieste di istituzione delle regioni interessate, che ne hanno la competenza insieme alle autorità di sistema portuale, che presiede il Comitato d'indirizzo. La prima a chiederla e istituirla è stata la Campania, seguita dalla Puglia. Fanno un tutt'uno con i porti perché per godere degli sgravi fiscali le aziende devono importare o esportare da un porto. Ad oggi, solo in Campania, sono stati presentati crediti d'imposta per 40 milioni di euro su un totale di 50 milioni disponibile. Per maggiori informazioni rimandiamo alla nostra guida.