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14 maggio 2024, Aggiornato alle 18,28
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L'anno nero del container

Per il 2010 Cosco prevede un portafoglio ordini in calo del 40%. Ritornano le piccole unità e le portacontainer inutilizzate da oltre 5mila teu salgono a 61


Il settore del trasporto container è stato nel 2009 uno dei comparti più colpiti dalla crisi. L'anno prossimo le commesse delle compagnie per nuove portacontainer caleranno del 40% raggiungendo un portafoglio ordini di 4,8 milioni di teu, circa il 37% della flotta attuale (un anno fa la quota era del 54%). Sono dati che provengono rispettivamente dal chairman del gruppo cinese Cosco, Wei Jiafu, e da Axs – Alphaliner. Per quanto riguarda gli ordini bulkers invece la quota è pari al 60% della flotta esistente (dati Bloomberg).
La forte crescita degli ultimi anni delle flotte, in piena crisi, ha amplificato ulteriormente l'attuale ridimensionamento delle attività. La ristrutturazione di numerosi servizi ha comportato conseguenze eterogenee. Inizialmente la politica a lungo termine delle compagnie avrebbe portato a prediligere le nuove generazioni di portacontainer a discapito delle vecchie più piccole, ma con la forte recessione la maggior parte invece ha preferito accorpare i servizi prediligendo unità medio-piccole. Il disarmo delle portacontainer è attualmente all'11% della flotta, per una capacità complessiva di 1,43 milioni di teu. Poco più della metà delle navi in disarmo, pari a 767.000 teu, sono di proprietà delle compagnie di linea. Nel range compreso tra i 2.000 e i 3.000 teu molte navi fermate nei mesi scorsi sono recentemente tornate in attività, grazie soprattutto alla domanda generata dal nuovo dispiegamento dei servizi di Maersk Line fra gli Stati Uniti ed il Mediterraneo ed ai nuovi servizi intra asiatici. In questo range le navi inattive sono scese da 125 a 119, mentre quelle da oltre 5.000 teu sono invece salite a 61.
In questi ultimi mesi molti armatori hanno dovuto adottare drastiche misure correttive contro l'"emorragia" di denaro dalle casse delle compagnie. Una di queste, la Cma Cgm, spera negli aiuti di Stato ma "non prima di aver risolto i suoi debiti con le banche" come ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro dei trasporti d'Oltralpe Dominique Bussereau. «Lo Stato non può restare indifferente, ciò che sta succedendo alla Cma Cgm ci preoccupa» ha detto il ministro. La compagnia marittima, che appartiene alla famiglia Saadè, sta discutendo con 63 banche la ristrutturazione di un debito di 5 miliardi ed è alla ricerca di investitori che iniettino tra i 300 e i 400 milioni di dollari. 
 
Paolo Bosso