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29 marzo 2024, Aggiornato alle 14,44
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Politiche marittime

Inizia il censimento dei lavoratori portuali

Il governo, tramite Assoporti, ha chiesto alle compagnie, alle imprese e ai terminal di riferire con precisione il numero dei loro dipendenti 


Quanti sono i lavoratori portuali, ovvero quelli classificati nella legge 84/94 come dipendenti delle imprese (art. 16), "camalli" delle compagnie (17) e dei terminal (18)? Le stime si aggirano sui 22 mila lavoratori ma la verità è che il numero non è mai stato censito.
 
Di fronte a questa assurda lacuna, il governo è intenzionato a farvi fronte. Così Assoporti, l'associazione che racchiude le autorità portuali italiane e da pochi giorni ha un nuovo presidente, ha chiesto alle aziende e alle compagnie portuali di riferire con precisione il numero dei loro dipendenti. Una manovra che risale, nella sua genesi, all'arrivo a Trieste, a maggio dell'anno scorso, della prima agenzia del lavoro portuale che servirà a riqualificare e reinserire al lavoro la manodopera in eccesso che tra economie di scala e automizzazione sta subendo un profondo processo di trasformazione (e riduzione) dell'organico. Un mese fa sono iniziate le prime contrattazioni tra aziende portuali e ministero dei Trasporti che porteranno alla fine del finanziamento delle compagnie e delle imprese, il cosiddetto meccanismo del "15 bis" che per due anni ha finanziato la formazione del personale in cambio della riduzione dell'organico. Un meccanismo che, secondo le intenzioni del governo, sarà destinato a tramontare per essere sostituito da una futura agenzia nazionale del lavoro portuale.
 
In questo contesto, il censimento diventa quindi fondamentale per ristrutturare il lavoro nelle banchine. C'è da affrontare un cambio generazionale: da un lato i pensionamenti anticipati da avviare, dall'altro un organico da qualificare, riqualificare (se non è andato in pensione), rinfoltire (dove ce n'è bisogno) e sfoltire (dove c'è crisi).
 
a cura di Paolo Bosso