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02 maggio 2025, Aggiornato alle 17,29
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Infrastrutture

Fincantieri sul mercato balla da sola/1

Dopodomani l'arrivo in Piazza Affari. L'analisi di un'entrata in borsa che, come per ogni azienda pubblica, delude puntualmente le aspettative


di Paolo Bosso 
  
Come per tutte le aziende pubbliche che entrano nel mercato azionario, anche per Fincantieri non c'è eccezione: non ci si fida mai. «Il problema delle Initial Public Offering (IPO) è piuttosto complesso – racconta Arturo Capasso, professore di economia aziendale all'Università degli Studi del Sannio – perché occorre una perfetta consonanza fra tre aspetti: la situazione aziendale, le prospettive del settore e, forse la cosa più importante, le condizioni del mercato borsistico».
 
[questa è la prima parte di un'analisi sul debutto di Fincantieri in Borsa. La seconda puntata la trovate qui
 
Aspettative deluse 
L'Ipo di Fincantieri si è chiuso con una certa freddezza. L'offerta per la quotazione dei cantieri navali italiani (il gruppo è controllato al 99,355% da Fintecna, finanziaria del ministero dell'Economia) è stata notevolmente ridotta rispetto alle previsioni iniziali. Del livello massimo di forchetta di un euro si è scesi a 0,78 centesimi, per un incasso per la società di 350 milioni di euro, rispetto ai 700 inizialmente previsti (per un totale di 450 milioni di azioni). Per questo, Fintecna resterà al 65% del capitale invece di scendere al 55% e il collocamento a Piazza Affari avverrà con un aumento di capitale. Dopodomani, il 3 luglio, sarà il giorno della quotazione.
 
Finisce la protezione dello Stato 
«Se le IPO si sono tanto diradate negli ultimi anni le ragioni sono proprio da ricercarsi nella sottovalutazione del mercato» spiega Capasso. Per le aziende che vengono da una gestione pubblica la quotazione non è mai come prospettano i dirigenti. «Fincantieri – spiega Capasso - è stata percepita dal mercato come un'impresa la cui competitività dipende fortemente da fattori politici, basta vedere come è stata aiutata direttamente o indirettamente con agevolazioni e commesse. Questo è un fattore che pesa nella valutazione qualitativa degli utili». «Sul mercato c'è moltissima liquidità, il tasso di interesse risk-free non è mai stato cosi basso, il che di per se potrebbe rappresentare un fattore positivo ma è anche aumentato in modo notevolissimo il premio per il rischio, che il mercato richiede».
 
La diversificazione punto di forza 
Il punto di forza di Fincantieri risiede nei grossi investimenti fatti un po' di tempo fa in Norvegia, quando a dicembre 2012 ha acquisito Stx Osv (poi ribattezzata Vard, il bilancio 2013 lo trovate qui), cantiere specializzato nell'offshore, settore su cui fino ad allora l'azienda navalmeccanica italiana non aveva competenza. Ciò ha permesso di diversificare l'attività, negli ultimi anni dedicata principalmente a crociere, yacht di lusso e usuali commesse militari, per di più in Usa con la Fincantieri Marine. Ciascuna di queste competenze, però, è stata esercitata sotto l'ala protettiva dello Stato, ora che si va sul mercato la situazione cambia. Per esempio sulla realizzazione di crociere Fincantieri vanta grande professionalità, ma ora deve vedersela con la manodopera a basso costo. «La situazione aziendale presentata nel prospetto può apparire positiva – conclude Capasso - tuttavia il settore in Europa risente della concorrenza attuale e potenziale dei paesi a basso costo di manodopera e il mercato "pregiato" (crociere, navi tecnologicamente sofisticate) comincia a risentire anch'esso di una maggiore concorrenza internazionale».
 
Nella foto, il New York Stock Exchange