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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Politiche marittime

Federagenti, "La riforma dei porti è ancora al palo"

Per Duci il ritardo nel rinnovo della governance, con una buona parte dei sistemi portuali ancora senza presidente, è il segno del mantenimento di cattive "logiche politiche"


La riforma dei porti italiani è stata varata a settembre dell'anno scorso. Riduce a 15 autorità di sistema portuale le 24 autorità portuali. Ad oggi però, dopo oltre cinque mesi, il rinnovo dei presidenti e dei segretari non è stato ancora completato. «Con sei, sette porti ancora in cerca di un presidente sembrano riemergere drammaticamente logiche di carattere puramente politico per posizioni che richiederebbero professionalità ed esperienza incontestabili», commenta il presidente Federagenti Gian Enzo Duci. «Ci sono voluti dieci anni per farla – continua -, ora speriamo che non ne siano necessari altrettanti per renderla esecutiva e applicarla compiutamente». Attualmente si è «in mezzo al guado» secondo la federazione nazionale degli agenti marittimi. La stessa formazione dei Comitati di gestione, nuovo e unico organo di gestione dei porti, secondo Federagenti non solo è in ritardo ma anche dubbia: «Salvo rare eccezioni, e fra queste registriamo con piacere quella di Umberto Masucci che ha rinunciato ai suoi incarichi di imprenditore privato per partecipare al difficile sforzo di rilancio del porto di Napoli, propongono scelte qualitativamente discutibili».

Comitato di gestione e Tavolo di partenariato
La nuova forma governativa dei porti – che vede le decisioni in mano a un Comitato di gestione pubblico senza i privati – in sé non è cattiva, secondo Duci. «Lo spostamento delle categorie produttive dall'organo decisionale, il Comitato portuale, ad uno consultivo, il Tavolo di partenariato, sembrerebbe una riduzione del peso del "privato" rispetto al "pubblico" - spiega - tuttavia io credo che questa sia una partita ancora tutta da giocare. In linea teorica i tavoli di partenariato, se gestiti in maniera corretta, potrebbero garantire un peso specifico notevole agli imprenditori privati, un peso forse maggiore di quello di sostanziali testimoni che avevano nei Comitati portuali di cui, non si dimentichi, incarnavano la minoranza di voto (rispetto a soggetti pubblici e sindacati). Ma il partenariato, applicato per anni in Francia e oggetto oggi proprio oltre frontiera di una profonda revisione critica, richiede una sperimentazione complessa e un'applicazione rigorosa. E di certo - spiega Duci - non si è partiti con il piede giusto; lo stesso vale per il tanto enfatizzato tavolo nazionale di coordinamento delle scelte», finora «inesistente», non si conoscono «neppure i nomi dei componenti ministeriali», diventando «il terreno per una rissa fra categorie alla ricerca di poltrone e ruoli».