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02 maggio 2024, Aggiornato alle 17,44
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Politiche marittime

Coste italiane, 25 anni di cemento

Un dossier del Wwf documenta l'inesorabile distruzione delle sponde naturali per far spazio a strutture turistiche e commerciali


Cartoline dall'inferno. Un inferno di villaggi turistici, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere. Un'immensa colata di cemento che negli ultimi 25 anni si è letteralmente divorata quasi il 10% dei circa ottomila chilometri di coste italiane. Ne offre una triste visione d'insieme il Wwf con le fotografie satellitari tratte da Google Earth e raccolte nel dossier "Cemento coast-to coast: 25 anni di natura cancellata dalle più pregiate coste italiane" . Sconcertante il confronto tra alcune immagini del decennio scorso, selezionate dall'associazione ambientalista, e gli stessi luoghi visti oggi. Non scopriamo soltanto edifici e strutture che prima non c'erano ed ora cancellano intere spiagge, pinete e scogliere. In alcuni casi addirittura il litorale pare deformarsi, allungarsi, gonfiarsi, smarrendo la sua conformazione naturale per soccombere alle leggi del mercato. Nessuna regione ha mantenuto la sua verginità, ma le coste più "rimodellate" sono quelle di Sicilia, Sardegna e di tutto il litorale adriatico, "il più urbanizzato dell'intero bacino Mediterraneo", dove meno del 30% dell'area che affaccia sul mare è libero da costruzioni. "In un quarto di secolo abbiamo cancellato e imprigionato, coprendole di cemento, l'incomparabile bellezza delle nostre dune sabbiose, compromesso irrimediabilmente la macchia mediterranea, i boschi costieri e le aree di riposo e ristoro, come stagni costieri e foci di fiumi, per migratori – dichiara Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia -. Non solo bellezza che scompare o natura cancellata, ma una ricchezza economica che sperperiamo e che solo una visione miope e scellerata può consentire".

Mar. Mo.