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21 marzo 2025, Aggiornato alle 13,20
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Cantieri, Italia campione nelle crociere. Ma la crisi c'è ancora

Dall'assemblea Assonave i dati non confortanti di un settore che soffre molto. Nel 2009 la domanda mondiale ha raggiunto i 16 milioni di tslc su una capacità pari a 55. Le richieste restano le stesse: ecobonus e stimoli alla domanda con piani di demolizione di Paolo Bosso


E' crisi nera per i cantieri mondiali. La domanda negli ultimi tre anni è crollata, dagli 86 milioni di tslc toccati nel 2007, il valore si è dimezzato nel 2008 per crollare a 16 milioni nel 2009. Quest'anno, secondo le previsioni, le cose dovrebbero andar meglio con una domanda per nuove costruzioni pari a 30 milioni di tslc, ma è un dato ancora troppo basso visto che la capacità complessiva di tutti gli stabilimenti è di 55 milioni.
Il rapporto dell'assemblea nazionale Assonave, attualmente in riunione a Roma, non lascia dubbi. Il quadro globale degli ordini è bassissimo, «nonostante abbia mantenuto nel 2009 e ancora nei primi sei mesi di quest'anno un consistente volume di consegne: rispettivamente 45 e 27 milioni di tslc» si legge in una nota. Le banche finanziano con molta difficoltà vista la labilità degli ordini e le previsioni future incerte. «E' necessario che la Commissione europea stimoli la domanda eliminando il naviglio obsoleto (prevalentemente ferry e ro-ro) con misure tipo eco bonus» esortano dall'assemblea. La Corea con i suoi cantieri aggressivi e competitivi fa paura. «Ci stiamo confrontando con una crisi che è, nello stesso tempo, dello shipping e della cantieristica» commenta Corrado Antonini, presidente Assonave. «Sono fiducioso che, con il sostegno delle istituzioni nazionali ed europee, il settore navalmeccanico italiano riuscirà a dare prova della necessaria coesione per raggiungere quei livelli di competitività che i mercati impongono».
Il fronte nazionale. L'Italia continua ad essere la costruttrice per antonomasia di navi da crociera. Con Fincantieri che detiene il 44% della quota mondiale (circa 1 milione di tslc) il mercato è suo. Il resto è Mayer Werft (34%), Stx France (12%), Stx Finland (8%) e T. Mariotti (1%) per un totale complessivo di 20 navi, 2,2 milioni di tscl e 12,7 miliardi di dollari. «Urgente è l'avvio di un piano di commesse pubbliche per far fronte alle crescenti scoperture dei cantieri» affermano dal palco dell'assemblea Assonave. Secondo l'associazione nazionale dell'industria navalmeccanica il governo deve fare di più soprattutto sul fronte assicurativo, allineandosi alle direttive «da tempo vigenti nei paesi europei, nostri maggiori concorrenti sui mercati all'esportazione».
Opportunità. Una buona occasione per allargare la cantieristica italiana ad altri comparti oltre a quello crocieristico, che non durerà per sempre, potrebbe essere il trasferimento delle tecnologie e know-how militari all'estero. Gli Stati Uniti rappresentano una buona opportunità ma in cambio gli yankee vorrebbero una produzione in loco, probabilmente per proteggere i propri segreti militari. Delocalizzazione? «Non credo – afferma Antonini – si tratta piuttosto di produzioni in loco che sempre più frequentemente fanno seguito ad accordi a livello governativo e richiedono competenze tali da mobilitare l'intero sistema-paese». 
 
Paolo Bosso