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24 aprile 2025, Aggiornato alle 16,32
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Infrastrutture

Autonomia e risorse, per i porti solo briciole

Ciaccia chiarisce una volta per tutte i termini dell'autonomia finanziaria: 70 milioni di euro l'anno ma ai porti più virtuosi


Che i porti italiani si rassegnino, 70 milioni di euro l'anno è il massimo che il governo può offrirgli. Lo ha chiarito una volta per tutte al Secolo XIX il viceministro ai Trasporti Mario Ciaccia nel corso del 52esimo Salone nautico internazionale di Genova.
La riforma della legge 84/94 approvata da poco al Senato prevede un gettito d'Iva dell'1%, ma in realtà la quota non è reale. Se guardiamo i dati Assoporti del 2011 i porti italiani hanno generato col proprio gettito fiscale 13 miliardi, di cui la centesima parte è pari a 130 milioni. Il trucchetto introdotto dal governo sta alla voce "tetto" che non deve superare i 70 milioni: così i porti italiani ne riceveranno non più di 70 di milioni. 
Ovvio che per il presidente dell'associazione dei porti italiani Luigi Merlo una risorsa di questa entità è pari al "nulla", «almeno – ha affermato - ci diano l'uno per cento reale». Assoporti sta preparando un emendamento che spinga il governo a preparare una nuova manovra. La giustificazione di quest'ultimo al momento, tramite Ciaccia, è che la manovra finanziaria non permette di superare il cosiddetto tetto, così, ha detto Ciaccia, «meglio non alimentare false speranze», però questa risorsa rappresenta la fine di «un tabù storico e questo è già un grande risultato. Personalmente lo giudico un successo». 
Il futuro per ora dice 70 milioni, non di più. Si tratta di briciole di risorse, quello che i porti principali attendono. Quello che i quei quattro/cinque scali, che incamerano traffico vero, hanno sempre chiesto al governo di scongiurare.