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Cultura

Vittorio G. Rossi e il racconto degli oceani

Decio Lucano ripercorre la vita e le opere del grande scrittore e giornalista

Vittorio G. Rossi

di Decio LucanoDL News

Vittorio G. Rossi, originale scrittore di oceani e continenti dallo stile inconfondibile, nacque a Santa Margherita Ligure il 4 gennaio 1898. Giornalista, inviato speciale del Corriere della Sera e di Epoca, storico, si era diplomato Capitano di lungo corso all'Istituto Nautico di Camogli e nel 1917 entrò alla Scuola Allievi Ufficiali di Caserta della Guardia di Finanza. Sottotenente nel 1919, assegnato alla Flottiglia Costiera di Trieste, nel 1926 fondò e assunse il comando della Scuola Nautica di Pola.

Con vari incarichi di rilievo a Roma fino al 1943, lasciò il servizio nel 1945 con il grado di tenente colonnello. In questo arco di tempo aveva scritto articoli in vari periodici culturali e pubblicato testi di carattere storico viaggiando in ogni parte del mondo, esperienze che tradusse nei libri Tropici (annotazioni africane) nel 1934, Via degli Spagnoli (incontri in Francia e Spagna) e Oceano (l'imbarco su una nave norvegese in Atlantico) che gli valse nel 1938 il Premio Viareggio. Nel periodo bellico uscirono Sabbia (la vita degli arabi nel deserto), La guerra dei marinai (esaltazione dei valori della marina militare), Cobra (ambientato in India), Pelle d'uomo (a bordo con i  pescatori di merluzzo dei banchi di Terranova che pescavano con la loro "pelle"), Alga (avventure vissute).

Vittorio G. Rossi è stato dopo Luigi Barzini il più grande inviato speciale del giornalismo italiano, presente a tutti gli appuntamenti della storia. Molti dei suoi libri raccolgono rielaborati questi reportage. Nel giugno-agosto 1951 fu il primo giornalista occidentale a visitare la Russia sovietica; con il suo sacco da marinaio in corriera dalla Turchia all'Afganistan; su un peschereccio insieme ai cacciatori di balene nel Mar di Giappone o alla pesca di merluzzi nel Mar del Nord che gli fecero scrivere: "venti giorni di quell'oceano e di quella vita, in compagnia di quella gente senza complicazioni, mi avevano messo molta sporcizia sul corpo, ma mi avevano ripulito l'anima". O su un rimorchiatore di salvataggio in mezzo alle onde: " dopo aver provato tutto questo posso ingoiare un rospo e immaginare che sia il rosso d'uovo".

È l'uomo, l'unico vero protagonista della prosa rossiana, dai grandi come quelli che sbarcarono sulla Luna, a Churchill a Adenauer (che scrisse la bozza della Costituzione tedesca al tavolino di un bar); e dopo l'uomo gli animali ((l'indifesa bellezza degli animali nel loro ambiente naturale). Naturalmente alla base di tutta la sua narrativa il Mare, gli uomini di mare che incarnano il vero ideale di uomo , cioè di gente usa alle più aspre fatiche e al massimo spirito di sacrificio. Rossi è sempre giornalista ma anche narratore alla Melville quando descrive l'agonia della balena arpionata nel capitolo di Nudi o vestiti ,1963, dal titolo "Le balene muoiono con la testa rivolta al sole" (nell'arcipelago delle Azzorre, il modo antico di prendere le balene, l'arpione, non è sparato da un cannone); o di un servizio giornalistico sulla pesca delle aragoste nel mar di Sardegna dal titolo "È sul fondo, ha una pietra per guanciale".

Nel 1966 la Marina Militare gli commissiona un testo celebrativo intitolato  "Però il mare è ancora quello", un volume fotografico che è una dimostrazione del lavoro, della disciplina, dell'abilità degli equipaggi imbarcati sulle navi militari. La sua letteratura e il suo stile definiti saporosi e sensuali , pieni di  vivace sarcasmo e di profonde riflessioni, coinvolge il lettore con una prosa apparentemente semplice e sintetica, frutto di allenamenti di sintesi sui testi del seicento, nelle più ardue concezioni della filosofia, della religione, della poesia, della storia. Uno scrittore a tutto campo, singolari i libri  storici Cristina e lo Spirito Santo (biografia di Cristina di Svezia) e Miserere coi fichi  (un commesso viaggiatore nel periodo dell'ascesa di Masaniello e della rivolta napoletana del 1648). 

Mondadori ha dedicato tre collane ai suoi scrittori: Croce, Pirandello e Rossi i cui libri (28) hanno avuto decine di edizioni e traduzioni in tutte le lingue. Scriveva  nel 1975 ai marinai: "In un mondo di gnocchi come questo, voi avete ancora le grandi paure e le grandi ebbrezze dell'uomo antico. Ma voi non fatevi servi degli strumenti; anche gli strumenti più prodigiosi li fa l'uomo e nessuno strumento ha mai fatto un uomo". Rossi si definiva spesso uno  "stradale" perché viveva immerso nel flusso e nel rumore della gente con il suo inseparabile quaderno a quadretti  e la matita da falegname; a Santa Margherita d'estate (l'altra sua casa era a Roma dove ai tempi di Saragat era chiamato spesso la sera al Quirinale) guardava dal tavolino alla ricerca di una illuminazione, un particolare dell'uomo, quello che fa, quello che è. E riceveva tanta gente comune che lo riconosceva e gli chiedeva…

L'ultimo suo libro è Maestrale, 1976, pensieri e aforismi, di cui scrisse: "Maestrale va benissimo, è la mia chiusura, non  potevo aspettare di diventare imbecille per smettere". Muore a Roma il 4 gennaio 1978 a 80 anni in una clinica dove, come diceva, era in riparazione come una nave che aveva subito troppe tempeste. Il 1° dicembre 1977 mi aveva scritto: "Mio caro Decio, la Marina Militare vuol fare qualcosa per me , che ho portato il mare nella letteratura italiana, dove non era mai entrato se non poco e male. Al Capo di Stato Maggiore , che mi diceva quel pensiero e desiderio della Marina, io ho detto che il giorno 8 di gennaio , quando compio gli 80 anni, la Marina mi mandi un telegramma dicendomi grazie, e io possa avere questa testimonianza…" Il 7 gennaio a Santa Margherita Ligure (che gli ha dedicato una scuola e una sala con la ricostruzione del suo studio  a Villa Durazzo) si svolsero i funerali.  Sulla sua tomba c'è scritto "poca terra molto mondo". 

(dall'introduzione del libro "Piccola antologia di Vittorio G. Rossi", a cura di Decio Lucano, edito da Il Mare - Libreria Internazionale di Roma)