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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Tirrenia-Cin, Grimaldi: "Stato risolva il contratto e metta all'asta le navi"

L'armatore napoletano è favorevole a una "vera" clausola sociale. Quella dei bandi gara, secondo il gruppo, è fatta apposta per garantire la ristrutturazione dell'ex compagnia di bandiera


Il Gruppo Grimaldi esterna la sua contrarietà alla possibilità, paventata dall'amministratore delegato di Tirrenia-CIN, di richiedere nuovamente l'intervento del ministero dello Sviluppo Economico per garantire l'operatività. Inoltre, chiede una clausola sociale più strategica, invece dell'attuale orientata in realtà alla ristrutturazione dell'ex compagnia di bandiera.

La richiesta dell'ad Massimo Mura è «inaccettabile» per l'armatore napoletano, considerando che la società in questione ha beneficiato nel corso degli anni «di enormi vantaggi competitivi, ricevendo centinaia di milioni di euro di sussidi da parte dello Stato e non gli ha pagato quanto dovuto per l'acquisto degli asset della vecchia Tirrenia di Stato, pari a circa 200 milioni di euro». Inoltre, «non paga da anni molti dei suoi creditori e fornitori e non paga allo Stato le tasse portuali relative all'approdo delle proprie navi negli scali italiani».

Grimaldi ricorda che lo scenario è quello di una Convenzione territoriale scaduta a luglio 2020, di una serie di bandi di gara avviati dal ministero delle Infrastrutture negli ultimi mesi su diverse rotte operate da Tirrenia, con la Commissione europea che ha ribadito la necessità di questi bandi, inclusa la fine dei contributi pubblici. Infine, che anche le autorità antitrust, dei trasporti e anticorruzione hanno chiesto la fine delle proroghe.

Per quanto riguarda la clausola sociale contenuta nei bandi – su cui i sindacati hanno criticato l'impugnazione al Tar contestualmente alle gare – Grimaldi sottolinea di non essere contrario alla sua introduzione, «anzi, propone di salvaguardare in modo serio e durevole l'occupazione del personale Tirrenia-CIN senza che la protezione sociale sia strumentalizzata per impedire l'apertura dei mercati, a tutela dei consumatori e dei territori». In particolare, Grimaldi chiede di «risolvere il contratto con Tirrenia-CIN per inadempienza, come fatto a suo tempo per la società Siremar», e «di mettere le navi della Tirrenia-CIN all'asta e così garantire, attraverso l'introduzione della clausola sociale, come previsto dalle norme nazionali ed europee, l'occupazione del personale relativo a tali navi». Secondo l'armatore così il ministero dello Sviluppo Economico si garantirebbe, attraverso la vendita di tali asset, l'intero recupero del credito maturato.

È un'intepretazione della clausola sociale più stringente di quella contenuta nei bandi, e secondo Grimaldi maggiormente in linea con i principi comunitari e nazionali. Anzi, a dirla tutta la clausola così com'è è «solo un modo per disincentivare la partecipazione degli armatori, ovvero garantire la ristrutturazione di Tirrenia-CIN a danno dei competitors. Il bando, infatti, non contempla alcun trasferimento della nave al gestore entrante, come previsto dalle norme. Peraltro, nel caso della linea Napoli-Cagliari-Palermo si arriva alla farsa: introdurre la clausola sociale su una linea dopo che negli ultimi anni Tirrenia-CIN ha preso a noleggio da armatori terzi navi con parte dell'equipaggio straniero. Non si comprende quindi a chi effettivamente andrebbe applicata».

Infine, sempre sulla tratta Napoli-Cagliari-Palermo, «nonostante per la vecchia Convenzione la stessa Tirrenia-CIN si fosse fatta ridurre notevolmente gli obblighi (un solo viaggio settimanale a/r sulla Napoli-Palermo, anziché due) da parte del Ministero dei Trasporti, con la nuova gara, disattendendo le analisi di mercato svolte, si reintroduce la seconda corsa pretendendo anche per le stesse navi velocità elevate con emissioni in progressione esponenziale».